(di Elisabetta Tosi) L’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona si arricchirà presto di una nuova collezioni di testi e opere scientifiche di valore: sono gli scritti, i documenti, i libri, le ricerche dell’enologo della Valpolicella professor Roberto Ferrarini, docente di enologia presso l’Università cittadina, famoso ricercatore e studioso, scomparso nel 2014. Questo materiale sarà affidato dalla famiglia Ferrarini all’Accademia, perché faccia parte di un nuovo Fondo intitolato allo stesso professore. L’annuncio è stato dato dal benemerito dell’istituzione Lorenzo Simeoni, in occasione della consegna del diploma di Socio Onorario dell’Accademia a Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food.

Introdotta dal presidente dell’Accademia, avv. Carcereri De Prati, la breve cerimonia si è svolta alla presenza di rappresentanti delle autorità cittadine e di un folto pubblico. E’ la seconda volta che l’attivista piemontese viene accolto a palazzo Erbisti: la prima fu quando fu invitato a tenere un convegno sulla salvaguardia della biodiversità, organizzato per festeggiare i 250 anni dell’Accademia. Era il 2018, e in quell’occasione, insieme alla condotta veronese di Slow Food,  nacque l’idea di creare un legame tra l’Accademia e il movimento di Petrini.

Un’iniziativa che, complici anche i due anni di pandemia, si è potuta concretizzare solo adesso: “Abbiamo aspettato a lungo questo momento, perchè siamo certi che Petrini saprà indicarci le direttrici d’azione migliori su cui muoverci – ha detto la fiduciaria della condotta, Antonella Bampa – Alla nostra condotta si sono appena aggiunte forze nuove, grazie alle quali porteremo avanti le nostre iniziative, tra cui quella di rafforzare il legame con l’Accademia, invitando tutte le altre condotte Slow Food italiane a entrare in contatto con essa. Oltre a promuovere i nostri prodotti agricoli più tipici vorremmo fare lo stesso con le nostre perle culturali, e l’Accademia é un esempio di cui siamo molto orgogliosi”.

“Le Accademie in Italia hanno avuto un ruolo straordinario per l’agricoltura, perchè tra i loro compiti c’erano quelli di conservare la memoria e rigenerare le buone pratiche – ha commentato Carlo Petrini – Oggi viviamo un momento particolare: siamo entrati in un periodo nuovo chiamato della transizione ecologica. Come tutti i periodi storici, è probabile che duri parecchi anni, per non dire secoli.  Noi ora ne viviamo solo la fase iniziale, ma abbiamo già vissuto la parte finale del periodo precedente, quello della Rivoluzione Industriale. Una fase che si basava su una logica produttivistica e sull’errata convinzione che le risorse del pianeta fossero infinite. Ma la realtà è diversa – ha continuato – e già nel 1972 il Club di Roma aveva avvisato che gli attuali ritmi di sviluppo non erano sostenibili.  Abbiamo continuato lo stesso, e ora ci si rende conto non solo della finitezza delle risorse, ma anche del fatto che ci stiamo avvicinando ad un punto di non ritorno, oltrepassato il quale rischiamo l’estinzione perfino come Homo Sapiens Sapiens”.

I segnali sono quotidiani, numerosi e piuttosto evidenti: cambio climatico, perdita della biodiversità, salute degli oceani, sprechi alimentari… “Il sistema alimentare va cambiato, é un discorso che non possiamo più rimandare – ha concluso Petrini  – Io credo che cambiare questi paradigmi fondati unicamente sul profitto, mentre dev’esserci un interesse anche per i beni comuni e di relazione, sarà un processo di liberazione da questa logica di consumismo compulsivo: un cambio di vita anche quotidiana. I segnali che ci arrivano dai giovani sono incoraggianti: da tutto il mondo ci chiedono di far qualcosa. Cambiare è un obbligo morale”.