Cattedrale affollata per il Te Deum del 31 dicembre. Il messaggio universale del Vescovo Domenico Pompili

Cattedrale affollata di fedeli per il Te Deum del 31 dicembre 2023. Ed è proprio caso di definire ‘fedeli’ coloro che si sono recati alla tradizionale messa di ringraziamento per l’anno che si è concluso. Anche perché, secondo un sondaggio dell’Azione Cattolica riferito al 2022, ma per il 2023 le cose non dovrebbero essere molto diverse, solo il 18,8% degli italiani va a messa almeno una volta a settimana, 1 su 5. Il minimo storico. Sono di più, il 31%, quelli che vanno in chiesa in occasioni particolari, come per i funerali e i matrimoni. Il 50% ci va in modo discontinuo o occasionale. Di conseguenza la Cattedrale affollata nel pomeriggio del 31 dicembre è già una notizia.

Cattedrale piena per il Te Deum del 31 dicembre

L’altra è quello che il Vescovo di Verona ha detto loro nella ‘predica’.

Lo spessore culturale di Domenico Pompili s’era percepito subito, appena arrivato in riva all’Adige. E se n’era trovata conferma nella lettera pastorale sul “Silenzio” che aveva scritto agli abitanti della diocesi nel settembre scorso. Lo ha confermato nell’omelia di fine anno.

Cattedrale piena per il Te Deum del 31 dicembre

Il suo pensiero l’ha rivolto a tutti coloro che nel corso del 2023 ci hanno lasciato. Uomini e donne, madri e padri, nonne e nonni. «Fra questi – ha ricordato con un intelligente nota empatica- anche mio padre». E siccome il Te Deum è un rito di ringraziamento – la dizione completa sarebbe Te Deum laudamus– il Vescovo ha ricordato che tutti noi, che invece siamo vivi, dobbiamo ringraziare quelli che ci hanno lasciato, la generazione dei nostri nonni e dei nostri padri, perché è a loro che dobbiamo se oggi possiamo fruire di quello che ci circonda per rendere la vita più facile. Sono loro che hanno ricostruito l’Italia sulle macerie della guerra e che ci hanno consegnato quella attuale. 

Il messaggio lanciato in Cattedrale

Una considerazione, quella di Domenico, come lui ama frasi chiamare, che potrebbe sembrare abbastanza scontata, ma che non lo è. Perché nell’attuale concezione dell’uomo propinata dalla cultura dominante e nella prospettiva della società in cui siamo immersi, vige l’individualismo e il relativismo, come denunciò anche Papa Ratzinger nel suo saggio scritto con Marcello PeraSenza radici”. E’ la visione del presente a dominare i pensieri delle persone, ricorda il Vescovo. E invece bisogna ricordarsi sempre, ammonisce, che nasciamo e moriamo in una prospettiva ben precisa, che il Cristianesimo individua nella vita eterna. E la nascita e la morte sono solo due passaggi normali.

Una visione che però vale anche per chi cristiano non si sente o non è. Una visione che non lascia l’Uomo solo, atomo fluttuante nell’universo, ma che lo colloca in continuità con le generazioni passate e future. 

E’ questo il messaggio trasmesso ai veronesi che hanno riempito la Cattedrale. Ma che vale in assoluto per affrontare meglio la vita. Per chi va in chiesa, e per chi non ci va. Per chi è cristiano e per chi non lo è. 

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