Catullo, Wallner (Azione) contesta il trionfalismo di SAVE. ‘Così non può decollare, il sistema Verona si faccia sentire’

(s.t.) Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Marco Wallner, segretario provinciale di Azione per Verona, sulla situazione dell’aeroporto Catullo e sui dati sull’andamento economico e operativo dello scalo, presentati dai vertici di SAVE. In sintesi Azione chiede che gli enti del sistema di Verona, azionisti di minoranza del Catullo, si facciano sentire per far sì che Verona non si rassegni a fare da ruota di scorta all’aeroporto di Venezia, altrimenti insieme agli aeroplani non decolleranno nemmeno le ambizioni di essere un polo turistico di eccellenza. Insomma, fa capire Wallner, se Verona non si sveglia si merita questo Catullo low cost, perfetta rappresentazione di una città low vision.

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(di Marco Wallner*) Le dichiarazioni trionfalistiche sul risultati dell’aeroporto di Verona, apparse in questi giorni su un quotidiano veronese in un’intervista all’amministratore delegato del Gruppo SAVE Monica Scarpa, ci spingono a qualche riflessione. Leggendo tali dichiarazioni sembrerebbe che l’aeroporto Catullo di Verona sia una fenice risorta dalle ceneri e pronta a ottenere sfolgoranti risultati nei prossimi anni, grazie anche a “imponenti” investimenti infrastrutturali.

Ahimè i freddi ma implacabili numeri mostrano una realtà ben diversa: nei primi otto mesi del 2022 l’aeroporto di Verona ha registrato un -19% di passeggeri rispetto allo stesso periodo del 2019 (pre-pandemia), e prevede di chiudere l’anno con 3 milioni di passeggeri. Se guardiamo i due aereoporti più vicini a noi (al di fuori dal Gruppo SAVE, naturalmente), vediamo che Bergamo ha contenuto invece le perdite a un ben più dignitoso -7%, e chiuderà l’anno con 12 milioni di passeggeri. Un dato questo che fa veramente riflettere, se si pensa che nel 2005 i due aeroporti di Verona e Bergamo ottenevano risultati pressoché speculari. Inoltre Bologna ha registrato addirittura un +4,2%.

Marco Wallner (Azione Verona) e il cantiere
del futuro “Progetto Romeo” al Catullo

Guardando poi al core business, cioè il trasporto dei passeggeri che dipende dal richiamo e dalla funzionalità delle destinazioni, da Bologna si possono raggiungere 70 mete tra l’Italia e gli scali internazionali e da Bergamo addirittura 115, mentre da Verona solo 40 destinazioni, peraltro praticamente tutte servite solo da compagnie low cost.

Ben venga la presenza e il rafforzamento di compagnie come Volotea, WizzAir e Air Albania, ma anche i più entusiastici sostenitori del Catullo potranno convenire che non sono paragonabili a voli diretti operati da Verona da compagnie come Air France o British Airways, che sono invece fondamentali per attrarre clientela business e leisure di alto livello, proprio le due fasce di clientela su cui la nostra città dovrebbe puntare di più per un turismo più sostenibile e di qualità.

E parliamo del tanto celebrato Piano Romeo, in realtà solo un ampliamento del terminal passeggeri: con questo cantiere si prevede di arrivare nel 2030 (tra ben otto anni) a 5,8 milioni di passeggeri, ma nello scenario più ottimistico. Con un intervento di questa portata si capisce bene che Verona è destinata a rimanere ben lontana dai numeri di aeroporti come Bergamo e Bologna, e non sembra nemmeno esserci l’ambizione di raggiungerli.

Su una cosa però siamo d’accordo con le dichiarazioni rilasciate dall’esponente della società che controlla il Catullo: il sistema Verona, in primis Comune, Provincia e Camera di Commercio, deve fare di più. Ma lo deve fare per far finalmente sentire la propria voce nel consiglio di amministrazione della società, con l’intenzione di riportare in alto le ambizioni del nostro aeroporto. Il Catullo non può rassegnarsi a essere un piccolo aeroporto di provincia, buono solo per qualche weekend low cost o per fare da bacino di raccolta di clienti da convogliare verso l’aeroporto di Venezia.

(*segretario Provinciale Azione Verona)

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