Prima o poi gli italiani, anche se pressati dal Covid e dai mille problemi quotidiani, la domanda se la dovranno fare: chi seleziona oggi la classe dirigente? Hanno un bel dire che la classe politica vale poco o niente e che non si fidano. Ma chi è che l’ha messa lì?

Una volta la selezione la facevano i partiti. E che selezione! Se uno era scemo, mica gliele davano le chiavi della sezione! Bisognava prima di tutto sacrificarsi, lavorare gratis per il partito, sporcarsi le mani di colla per attaccare i manifesti. E poi, siccome i partiti esistevano in quanto contenitori di idee, bisognava anche studiare per partecipare ai dibattiti interni. Ciò accadeva dal Pci al Msi, passando per la Dc. Dibattiti che si svolgevano a tutti i livelli, dalla sezione fino alle assemblee nazionali e ai congressi. Eh sì, perché i partiti, quelli veri i congressi li facevano. E lì si confrontavano le correnti, con le diverse linee politiche. E nessuno si scandalizzava che esistessero. E’ normale che migliaia di iscritti non la possano pensare tutti uguale. E così si discuteva. Poi i vertici trovavano la sintesi. E allora, per arrivare fino ai vertici, partendo da quella famosa sezione di cui non davano le chiavi se non eri sveglio, ce ne voleva. E quelli che ci arrivavano erano una classe dirigente selezionata. Gente che sapeva il fatto suo. 

Ma adesso? Chi la seleziona la classe dirigente se i partiti non ci sono più? Perché se anche continuano a chiamarsi così, in realtà ne sono solo l’ombra. Di partiti strutturati ne sono rimasti solo un paio. Gli altri sono più che altro dei contenitori di voti. Non più di idee. Sigle elettorali al servizio dei leader che li gestiscono come cosa loro, senza democrazia interna, senza congressi. O, se li fanno, sono solo delle kermesse per legittimare scelte prese altrove. E allora come viene selezionata la classe dirigente? Semplicemente non viene selezionata. Dipende tutto dal caso, dalle occasioni, dalle conoscenze, dalle pressioni di questo o quel gruppo di potere. E i risultati si vedono.