Cia al prefetto: aiuti ai settori colpiti dalla guerra in Ucraina

Sostegni mirati a remunerare le perdite dovute all’aumento dei costi di produzione e misure per sostenere i comparti direttamente colpiti dalla crisi russo-ucraina. Sono le principali richieste avanzate oggi al prefetto Donato Cafagna dai dirigenti di Cia Verona, nel corso di un incontro in cui sono state esposte le difficoltà delle aziende veronesi alla luce della pandemia e della guerra in Ucraina. Erano presenti il presidente provinciale Andrea Lavagnoli, il direttore Marta TurollaAndrea Garonzi in rappresentanza del settore zootecnico, Francesco Spada di quello vitivinicolo e Laura Ferrin della giunta.

Andrea Lavagnoli, presidente di Cia – Agricoltori Verona, ha spiegato come nell’attuale fase congiunturale si stiano riscontrando notevoli problemi relativi ai costi delle materie prime e al loro approvvigionamento. A pagarne gli effetti in maniera drammatica è soprattutto il settore della zootecnia. “Fino a un mese fa la metà del fabbisogno di mais, frumento, semola e crusca proveniva dall’Ucraina e dell’Ungheria, che oggi hanno interrotto le esportazioni – ha spiegato Lavagnoli -. Nel frattempo i prezzi sono schizzati in alto: il mais è passato da 25 a 45 euro al quintale, il frumento da 32 a 40 euro al quintale e l’orzo da 28 a 40 euro al quintale. Quanto ai concimi, il nitrato ammonico è volato da 230 a 750 euro e l’urea da 330 a 1.000 euro. I prezzi del gas, nelle ultime due settimane, hanno toccato il picco di 228 euro a megawattora, mettendo in ginocchio sia la zootecnia che il florovivaismo. I prezzi dell’elettricità sono cresciuti del 238 per cento in un anno. Agli attuali aumenti dei prezzi finali, causati anche da azioni speculative, non corrisponde, però, un incremento del margine agli agricoltori, ai quali viene riconosciuto solo il 15 per cento del prodotto venduto nei supermercati”.

Al governo, tramite il prefetto, vengono perciò chiesti non solo sostegni mirati per i settori più colpiti, ma anche incentivi alla semina del mais come aiuti ad ettaro, in grado di remunerare un’eventuale riduzione dei prezzi. Inoltre si sollecita la garanzia di un’equa distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera agroalimentare, a partire dal rispetto delle norme sulle pratiche sleali, oltre alla riduzione del sistema di accise sui carburanti e l’eliminazione di tutti gli oneri e addizionali sull’energia elettrica. Si chiede, infine, l’inclusione degli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto “sostegni-ter” a favore delle imprese energivore.

Non poteva mancare, nel quadro delle criticità, un cenno alla siccità perdurante, che potrebbe rappresentare il preludio a un’estate arida e secca, con conseguenze devastanti per l’agricoltura. “Già adesso la rete idrica è in forte difficoltà per gli approvvigionamenti idrici – ha riferito Lavagnoli -. Se le superfici agricole non riceveranno acqua a sufficienza, i risultati saranno una scarsa resa dei raccolti sia per quantità che per qualità. Perciò chiediamo di trasferire risorse adeguate ai Consorzi di bonifica, affinché realizzino nel breve e medio periodo una rete di impianti pluvirrigui in grado di provvedere all’irrigazione dei terreni. Inoltre vanno costruiti bacini montani e di pianura, in grado di trattenere l’acqua quando è in abbondanza, per poi rilasciarla nei periodi di maggiore siccità. Tale intervento potrebbe rientrare nell’ambito del Pnrr”.

Gli interventi non sono più procrastinabili, ha concluso Lavagnoli: il Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) ha previsto che nel trentennio 2021-2050 le precipitazioni estive diminuiranno del 22 per cento e quelle primaverili del 13 per cento rispetto agli anni 1980-2010.

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