Questa mattina l’assessore alla Cultura e Beni Ambientali Marco Ambrosini ha presentato l’esposizione intitolata “Da qui all’eternità. L’uomo e la morte nel veronese in 2000 anni di storia”, che sarà allestita al Centro Ambientale Archeologico di Legnago dal 27 febbraio al 29 maggio 2011, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura e Beni Ambientali della Provincia di Verona. [//]Erano presenti il presidente della Fondazione Fioroni Luciana Baratella, il direttore della Fondazione Fioroni e direttore della rete museale “Legnago Musei” Andrea Ferrarese, il Conservatore del Centro Ambientale Archeologico di Legnago Federico Bonfanti, il docente di Paleontologia Umana dell’Università degli Studi di Padova Alessandro Canci, il direttore del Museo Nazionale di Fratta Polesine Luciano Salzani. Curata da Alessandro Canci, Luciano Salzani e Federico Bonfanti, questa è la prima esposizione organica delle testimonianze più significative di oltre 2000 anni di storia delle pratiche funebri portate alla luce dagli scavi archeologici nella pianura veronese. L’evento è promosso dal museo civico legnaghese e dalla Fondazione Fioroni di Legnago, realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Archeologia dell’Università degli Studi di Padova, la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, l’assessorato alla Cultura del Comune di Legnago, il Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine e l’Associazione Culturale “Il Manegium”. Tra i ritrovamenti meglio conservati e più significativi si potrà osservare il corpo di un bambino dell’Età del Bronzo di 3 – 5 anni in posizione rannicchiata, conservato ancora nel suo pane di terra, rinvenuto nel sito di Valserà di Gazzo Veronese. Negli spazi riservati alle testimonianze paleovenete si potranno vedere due casi unici, da Colombara, frazione di Villa Bartolomea in provincia di Verona, il ritrovamento del corpo di una donna sepolta in posizione bocconi accanto ad una zampa di cavallo che lascia presupporre una sepoltura accompagnata da qualche particolare rito e credenza; da Lovara, frazione di Gazzo Veronese in provincia di Verona, una sepoltura ad incinerazione di una bambina nel cui ossuario è stato rinvenuto, tra gli elementi di corredo, un uovo pressoché integro di cigno, uccello acquatico ritenuto forse un tramite tra sfera umana e sfera divina, nonché simbolo di rinascita legato a culti di tipo orfico. Per informazioni specifiche inerenti alla mostra è possibile contattare il Conservatore del Centro Ambientale Archeologico, dott. Federico Bonfanti, al numero 0442.601460 oppure via mail: federico.bonfanti@fondazione-fioroni.it.

La mostra sarà visitabile secondo i seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. L’ingresso al Centro Ambientale Archeologico è gratuito, per eventuali visite guidate a pagamento si consiglia la prenotazione telefonando alla segreteria didattica della Rete Museale “Legnago Musei”: tel. 0442.20052 – fax 0442.603490. Ambrosini: “Questa esposizione raccoglie preziosi ritrovamenti e testimonianze del nostro passato lontano in relazione a diverse forme di culto per la sepoltura dei defunti. Lo studio sui resti può dirci molto dell’epoca in cui hanno vissuto i nostri antenati, come ad esempio l’alimentazione, le attività lavorative e la durata media della vita. Quello della morte e dei suoi riti è sempre stato, dall’alba dei tempi, un tema che rispecchia le usanze e i costumi di una popolazione su un territorio da tenere in considerazione e approfondire, perché parte del bagaglio della nostra evoluzione culturale”. Baratella: “Si tratta della prima esposizione organica delle testimonianze più significative di oltre 2000 anni di storia. Gli scavi archeologici compiuti nella media e bassa pianura veronese hanno messo in luce nel corso degli ultimi decenni molto materiale di interesse scientifico. L’esposizione è incentrata sulla necropoli di Olmo di Nogara e valorizza al meglio i riti funerari del I e II millennio a.C. Vi saranno anche pannelli e filmati per una maggior comprensione dell’età del bronzo e poter delineare al meglio il ritratto di queste popolazioni che ci hanno preceduto”. Ferrarese: “Questa mostra è il risultato di un lungo lavoro e dell’impegno di molti soggetti e studiosi. La sinergia e la collaborazione ha portato ottimi risultati. Un ruolo guida e motore dell’iniziativa è stato il Centro Ambientale Archeologico, che da quasi 10 anni svolge una funzione didattica fondamentale per l’intera provincia veronese”.