(di Bulldog) Buon’ultima, anche Forza Italia ha deciso da che parte stare. Dopo settimane di tira-e-molla, gli Azzurri si schierano con Flavio Tosi portando in dote, più o meno, 3mila voti se saranno capaci di confermare i dati del 2017 gli ultimi prima della robusta trasfusione di sangue di Alberto Bozza alle Regionali del 2020 (allora i voti per nonno Silvio furono in città 4.502). Esulta legittimamente il challenger Tosi che acquista un brand famoso nella sua coalizione, un po’ appannato da olgettine et similia ma che – incredibilmente – oggi sembra riemergere nei sondaggi nazionali. Un appoggio che potrebbe valere soprattutto nel 2023 quando si voterà per il nuovo Parlamento.

Esulta anche l’incumbent: Federico Sboarina ha già il fronte centrista coperto da Alberto Lupi e Luigi Brugnaro e imbarcare dei riottosi non avrebbe reso più coesa la sua coalizione, ma anzi avrebbe creato attriti nuovi e scoperto il fianco alle critiche del centrosinistra: cosa avete garantito a Berlusconi per avere i suoi voti? un posto in Regione? che altro? alla fine, non ha dovuto chiedere, non deve annacquare il suo programma e gli va bene così.

Ottimo. Imbarazzo finito per tutti. Vedremo alla fine quanto peserà sul voto il cerone di quello che fu uno dei più potenti premier del dopoguerra e che viene ora ributtato nella mischia. L’elettore non ci capirà probabilmente nulla su chi sta con chi, e vedremo anche quanto questa manfrina, incomprensibile ai più, peserà sull’astensione fra gli elettori del centrodestra. Che, a questo punto, diventa una vera e propria strategia: meno gente vota e più pesano le minorité de blocage.