Gelsomina Vigliotti, questo il nuovo corso della BEI

Da banca degli investimenti a “banca del clima” della Unione europea che, col suo Next generation, vuole cambiare il paradigma della crescita della seconda economia mondiale. A EurHope le conversazioni sull’Europa organizzate da Uni-Verona Gelsomina Vigliotti, neovicepresidente della BEI, traccia il prossimo percorso di una delle più prestigiose istituzioni finanziarie al mondo. Vigliotti è da poco subentrata a Dario Scannapieco (qui la nostra intervista) passato a guidare come AD la Cassa Depositi e Prestiti, la cassaforte della Repubblica italiana. Laurea in Scienze politiche alla Luiss di Roma, master nel Regno Unito e negli USA, la nuova vicepresidente ha gestito con successo anche la recente preparazione del G20 a guida italiana.

La BEI non è una presenza “neutrale” nell’economia degli Stati membri e in Italia sta realizzando progetti rilevanti: dal finanziamento di start-up che stanno sviluppando a Modena la nuova generazione dei microchip, alla tratta dell’alta velocità Napoli-Bari,  al “ridisegno” del porto di Genova indicato quale hub strategico dell’Europa per garantire l’accessibilità continentale alle rotte della supply-chain globale e la sostenibilità del trasporto marittimo. E ancora, nel Veneto – fra le tante cose – la sottoscrizione degli hydrobond emessi dal consorzio ViverAcqua (cui partecipa Acque Veronesi) per l’ammodernamento della rete idrica regionale.

 «Partiamo dallo stato generale dell’economia – spiega Vigliotti –  il sentiment è generalmente buono,  con fiducia ed investimenti tornati ai livelli del 2019. Le imprese stanno reinvestendo e c’è una voglia generale di ripartire. Ci sono delle buone basi, ma ci sono anche altri fattori che oggi stiamo monitorando: l’aumento del costo dell’energia per ragioni essenzialmente geopolitiche che potrebbe rallentare questa crescita da un lato, ma che potrebbe – au contraire – convincere le imprese e gli Stati a puntare con maggiore decisione sulla transizione verso le fonti rinnovabili. Altro punto critico, la possibile asimmetria della crescita con le regioni del Sud Europa – Mezzogiorno compreso – in grave ritardo rispetto al resto dell’Unione. A tutto questo va aggiunta l’uscita dal sostegno pubblico all’economia: gli aiuti del biennio del Covid e i fondi del PNRR hanno dato il via alla crescita, ma sono destinati a concludersi: il sistema delle imprese, l’economia reale, dovrà prepararsi per tempo a camminare con le proprie gambe in un futuro assai prossimo».

Resta il ruolo anti-ciclico della BEI e la scelta di sostenere due grandi filoni di investimento: digitalizzazione e sostenibilità dell’economia continentale: «La grande disponibilità di finanziamenti (di 25 miliardi € è l’ammontare ad esempio del solo Fondo Paneuropeo per dare garanzie alle banche nei programmi per le PMI) ha la necessità di venir canalizzata bene: c’è bisogno di progetti di alta qualità da parte dei sistemi pubblici e delle imprese con una nuova attenzione agli investitori di lungo periodo come i fondi pensione che vanno coinvolti e resi partecipe di questa sfida,  e ai criteri ESG (Environmental, Sustainability  Governance) che debbono diventare sempre più i concetti-guida della ripresa».

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