(di Marco Danieli) Cosa serve a Verona per ripartire e per uscire dalla crisi? Il sondaggio de L’Adige non lascia dubbi: Verona deve riprendere pieno possesso del suo aeroporto ed usarlo come leva competitiva. Ovvero, deve ricomprare le quote del Valerio Catullo attualmente possedute dalla Save di Venezia e agire in proprio. Il nostro sondaggio – hanno votato circa 300 persone, rappresentando una valida base d’analisi – ha visto il Catullo venir scelto da una ampia maggioranza dei votanti che hanno indicato come capitolo prioritario anche il definitivo completamento di Cà del Bue, rendendolo finalmente un termovalorizzatore (sul modello di quelli all’opera a Brescia e Padova) chiudendo il ciclo dei rifiuti, abbattendo il traffico illegale che sta avvelenando dopo la Campania il nostro Veneto, e azzerando le spese attualmente a carico dei veronesi che debbono pagare per veder valorizzati i propri rifiuti negli impianti austriaci e danesi.

Due interventi diretti nell’economia vengono poi suggeriti: far tornare le grandi realtà industriali-commerciali a Verona, chiudendo l’ostracismo attuale ad esempio verso l’Ikea che garantisce opere compensative, gettito IVA, Irpef e gli oneri previdenziali dei nuovi occupati, e procedere speditamente con la riqualificazione urbanistica abbattendo vecchi impianti industriali dismessi e ricostruendo in un’ottica più sostenibile.

Zero interesse invece per tre punti qualificanti dell’attuale gestione Sboarina: nuovo stadio, filovia e MuVen, la multiutility del Veneto (attraverso la fusione AGSM-AIM con un terzo socio a scelta fra A2A, Dolomiti-Alperia ed HERA) non sono considerati momenti qualificanti per la ripresa di Verona. La cosa non stupisce in realtà. Non è mai stato evidenziato – infatti – l’eventuale vantaggio per i veronesi di queste operazioni: in termini di qualità della vita e dell’ambiente e/o di riduzione di costi e tariffe e/o opportunità di lavoro. L’assenza di informazioni ha generato indifferenza nel pubblico: se non vengono raccontati i vantaggi, vuol dire che – evidentemente – vantaggi per la comunità non ce ne sono.