(di Bulldog) Esiste una questione femminile in questo Paese? Certo che sì. Esiste un vulnus alla vita sociale, politica ed economica del Paese dove più del 50% della popolazione, ovvero la maggioranza,  ha meno possibilità di raggiungere i propri obiettivi rispetto alla minoranza della popolazione? Questa maggioranza è quella di sesso femminile? Sì. Se l’Italia non cresce è perché all’appello del Pil manca una larga fetta di forza e intelligenza  che viene sprecata sebbene abbia competenze e qualità. E quando questa componente lavora, ebbene guadagna meno dei colleghi di sesso maschile.

E se c’è da chiudere bottega, indovinate un po’? Saltano per prime le imprese guidate da donne. Ad esempio, nel Veneto meno 2% quest’anno fra le imprese agricole a conduzione femminile. E’ soltanto l’ultimo dei tanti  dati che puntualmente vengono registrati da più ricerche di istituti qualificati. Il problema è proprio italiano: l’Europa è comandata da due donne; il Regno Unito da una regina che è il punto di riferimento del suo popolo; in Scandinavia, donne al governo hanno cambiato in meglio la società e non vi parlo della Nuova Zelanda che ha risultati ancora migliori.

Noi abbiamo sempre avuto uomini, più o meno maschi, ma uomini. Abbiamo un solo leader di partito donna, Giorgia Meloni. In oltre centosessant’anni di storia unitaria. Certo, una Regina ha dato il nome ad una pizza e abbiamo avuto diverse donne sindaco e ministre. Ma che questo non sia un Paese per donne è palese. E quando una donna italiana ha avuto potere vero, l’ha trovato a Bruxelles e non qui. Dovreste essere incazzate come bisce.

Ora, decenni di cultura “femminista” non hanno portato praticamente  a nulla. Ad una legge, minima, sulle quote rosa che è la conferma di un ghetto da cui le donne stesse non riescono a venir fuori. Diciamocelo, la cultura femminista in Italia non ha portato risultati all’altezza delle aspettative (e non ditemi, vi prego, che vi basta la libertà d’aborto che davvero è proprio poca cosa rispetto a quello che vi spetta). E questo fiasco cade tutto sulle spalle della sinistra italiana che si è sempre eletta paladina dei diritti delle donne, ma che in queste ultime settimane ha mostrato il suo volto misogino e, in qualche caso, ha palesato un odio verso le donne che lascia sconcertati.

Ebbene, cosa hanno fatto le “compagne- dirigenti” del Pd quando si sono accorte che il loro segretario le aveva tagliate fuori dalle posizioni di governo (a rigor di logica, almeno due dei tre ministri dovevano essere donne, anche per pareggiare le posizioni di Forza Italia): da due settimane stanno “piagnucolando” per avere un cambiamento della direzione del loro partito. Ci sta provando anche Alessia Rotta, parlamentare veronese. Posso dirlo? Tempo sprecato. Avevate una grande occasione: davanti ad una lista dei ministri così maschilista c’era una soluzione semplice: non votare la fiducia e sputtanare un segretario così inadeguato e così distratto verso la questione femminile.  Rimandarlo da Draghi e da Mattarella con la coda fra le gambe. Una lezione così l’avrebbero capita tutti i maschietti in Italia.

Invece, zitte e ubbidienti a votare. Nel silenzio di Selvaggia e le altre… Care ragazze:  o tirate fuori gli attributi e  il potere ve lo pigliate oppure resterete sempre in un angolo.