Il mistero di Draghi e del debito pubblico figlio di tanti e, quindi, di nessuno

La prima uscita da quando non è più presidente della BCE  Mario Draghi l’ha fatta al meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini in questi giorni. Il suo è stato un intervento di spessore, incentrato sulla crisi e sui giovani, pronunciato col fiato corto, non si sa se per l’emozione (?) o altro. Crisi derivate dalla pandemia che “minaccia non solo l’economia, ma anche il tessuto della nostra società, così come l’abbiamo finora conosciuta; diffonde incertezza, penalizza l’occupazione, paralizza i consumi e gli investimenti”

Dopo aver precisato che “i sussidi servono a sopravvivere, a ripartire“, Draghi ha rivolto il pensiero ai giovani: “i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri“.  ‘Il debito creato con la pandemia – che ha paragonato quello della seconda guerra mondiale-  è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani” . Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”

E’ quindi ai giovani che va rivolto il massimo dell’attenzione perché è su di loro che peseranno i debiti che oggi vengono contratti per superare la crisi. “La società nel suo complesso non può accettare un mondo senza speranza” ha affermato Draghi concludendo un intervento condivisibile per quanto affermato, ma che lascia perplessi proprio perché pronunciato da chi non può chiamarsi fuori dalle responsabilità da lui stesso denunciate. Il personaggio è sicuramente autorevole, uno dei più autorevoli che l’Italia possa presentare in un momento in cui soffre di un pauroso deficit di rappresentanza nelle sedi internazionali. Però una domanda sorge spontanea: dov’era Draghi quando si sono create le condizioni per consegnare ai nostri figli quel debito che oggi tanto lo preoccupa?

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