Il Verona pareggia a Torino 1-1 e torna a fare un punto dopo dieci sconfitte consecutive. Resta ultimo, ma vede un barlume di luce in fondo al tunnel

L’illusione è durata solo un quarto d’ora, quando allo scadere del primo tempo Djuric ha infilato la porta del Torino con un colpo di testa dall’alto dei suoi 2 metri, raccogliendo con un gran salto un tiro dall’angolo. Sarebbe stato troppo bello per il Verona e i veronesi abituati a perdere da dieci partite! Ultima vittoria con la Samp nel settembre scorso: una vita fa. Il vantaggio aveva tirato su il morale di una squadra che era a pezzi prima della pausa mondiale e che ora sembrava scesa in campo con uno spirito rinnovato. Oppure era l’effetto del nuovo allenatore,Marco Zaffaroni, che, uomo di esperienza, chissà come aveva infuso nuova sicurezza ad un gruppo in disarmo con il morale in cantina. 

L’Hellas se l’è giocata alla parti con il Toro, che aveva sì dominato con un maggiore possesso palla, ma che non aveva concluso niente. Invece il Verona al primo tiro fa gol. Un segno? Il segnale della svolta? Non proprio. Dopo appena un quarto d’ora Miranchuck pareggia con un gran tiro da fuori area. E’ 1-1. E questo sarà il risultato finale. 

Un pareggio dopo dieci sconfitte, per di più fuori casa, è meglio di niente. Non è lo stesso segnale che avrebbe dato una vittoria. Ma è comunque qualcosa che permette di coltivare la speranza che, come si sa, è sempre l’ultima a morire. Otto punti dalla zona salvezza non sarebbero un’impresa impossibile. Ma bisogna vincere. E per vincere manca la qualità. Il mercato? Zaffaroni non se ne occupa. Speriamo se ne occupi Sogliano, tornato in gialloblu. Perché fare un punticino ogni tanto non basta e la serie B non ce la cava nessuno.

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