Isabella Rota, manager veronese di ritorno, premio Bellisario, pronta a ospitare una trentina di profughi ucraini

Le avevano dato il premio Bellisario come donna manager. Ma gliene dovrebbero dare un’altro. Come esempio di solidarietà umana e sensibilità sociale. Isabella Rota, tornata a Verona dopo molti anni nei quali s’è affermata nel mondo della comunicazione al punto da meritarsi il prestigioso riconoscimento della Fondazione Bellisario, – come Rita Levi Montalcini, Maria De Filippi, Caterina Caselli, Paola Cortellesi, Lucia Annunziata, Ilaria Capua, Letizia Moratti- adesso vive a Negrar in una bella villa. E’ molto colpita dall’emergenza umanitaria derivante dalla guerra in Ucraina. Ed essendo una donna del fare, poche chiacchiere e molti fatti, va subito al sodo e dice a L’Adige che intende metterla a disposizione dei profughi ucraini.

Una decisione di grande valore morale…

«Beh – dice con la massima naturalezza- ho una casa enorme con un sacco di posto. Ho la possibilità di ospitare venti o trenta profughi. Mi sembra la cosa più naturale di questo mondo. Solo donne e bambini però».

Su questo non ci dovrebbero esser problemi, visto che i maschi non possono lasciare l’Ucraina perché chiamati alle armi.

«Sì- continua Isabella Rota- per quei poveri bambini sarebbe un paradiso qui da me. Ho un giardino grandissimo, dove potrebbero giocare quando e quanto vogliono restando vicino alle loro mamme».

Complimenti per il senso di solidarietà. Non sono molti quelli come lei che mettono a disposizione la loro casa. Come mai questa scelta?

«Vede, io nella vita sono riuscita ad avere grandi soddisfazioni impegnandomi nel lavoro. Sono arrivata ai massimi livelli. E adesso – spiega senza darsi la minima aria- voglio in qualche modo restituire al mondo ed alla vita quello che ho ricevuto. E l’emergenza che stiamo vivendo mi è sembrata l’occasione migliore per farlo. L’ho già comunicato al sindaco di Negrar che mi ha detto che lo fa presente alle autorità che seguono l’accoglienza dei profughi.»

Fossero tutti così…le cose andrebbero meglio in tutti i sensi. 

La sua disponibilità per gli altri significa anche impegno politico?

«Oddio, nei primi anni duemila Fini mi chiese di candidarmi per Alleanza Nazionale. Ma io ero troppo presa dal lavoro e ho declinato. Poi non ho più avuto contatti con la politica».

Lei ha lavorato a Milano per trent’anni. Come mai ha scelto di tornare a Verona?

«Quando ho smesso di lavorare ho deciso di tornare a Verona, da dov’ero partita tanti anni fa, quando con Marco Benatti lavoravo per raccogliere la pubblicità per Telenuovo. Poi l’ho seguito a Milano, dove abbiamo lavorato assieme. Quindi mi sono messa per conto mio. E mi è andata molto bene.»

Anche Benatti è tornato a Verona…

«Sì, Milano è una città fatta per lavorare. Per viverci, meglio Verona. Anche Marco, che è un caro amico, ha fatto le mie stesse considerazioni ed è tornato a casa».

Intanto Isabella aspetta che le mandino i profughi da ospitare nella sua villa. Una veronese di cui andare orgogliosi.

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