(di Gianni De Paoli) Non solo Mattarella. Anche Luca Zaia ha fatto il suo discorso di fine anno. Una cosa è certa: fra tutti i politici è il più grande comunicatore. E scusate se è poco. Alla base del consenso in politica c’è la comunicazione. E lui lo sa. E la usa.
Il discorso è stato più lungo di quello di Mattarella. Anche troppo. Più della metà occupato dal Covid, in cui ha ribadito quello che dice tutti i giorni dall’inizio della pandemia e che conosciamo a menadito. L’altra metà è stata politica. Ha snocciolato tutto quello che ha fatto per il Veneto. In primis la Pedemontana, la più grande infrastruttura in via di realizzazione in Italia. 94 Km, di cui 35 già pronti, che uniscono le province di Treviso e Vicenza, risolvendo un problema di traffico annoso che penalizzava una delle aree più produttive d’Italia. Poi l’Alta Capacità; il rinnovo totale della flotta ferroviaria regionale; l’istituzione del laboratorio Pfas, diventato riferimento nazionale; le Olimpiadi “Milano-Cortina” del 2026, idea rivendicata con orgoglio, e le relative infrastrutture; i Campionati del Mondo di sci di Cortina a febbraio, che lui avrebbe voluto rimandare, ma cui si farà fronte. E ha ricordato anche che il Veneto è l’unica regione che non impone tasse regionali e che utilizza totalmente i finanziamenti europei.
Per questi ed altri motivi, perché siamo seri, efficienti e laboriosi “il Veneto esige rispetto” ha affermato Zaia. E, tanto perché non si pensi che abbiamo scherzato, ha concluso tornando senza esitazione sul tema dell’Autonomia, la cui esigenza è stata sancita col referendum del 2017. “Il Covid- ha detto il governatore- ha bloccato tutto. E’ comprensibile. Ma noi siamo pronti. Abbiamo già presentato a Roma il contratto. Basterebbe una firma.” Ed ha garantito che appena usciremo dall’emergenza sanitaria sarà il primo impegno che affronterà. Un discorso impeccabile, spontaneo. Non ingessato come quello del Capo dello Stato.
