L’urbanistica va condivisa: appello di trenta intellettuali a Palazzo Barbieri

Un nuovo patto con la città sulle grandi scelte urbanistiche E’ quanto chiede una lettera aperta firmata al momento da una trentina di personalità di spicco della società veronese: docenti universitari come Sabrina Bonomi, Francesco Monicelli e Sergio Noto; professionisti come Giorgio Massignan, Cristina Begal; imprenditori come Maddalena Pasqua, Enrico Perbellini e Fulvio Marcello Zendrini; giornalisti come Paolo Biondani, Enrico De Angelis; l’ex direttore della Biblioteca Civica, Agostino Contò…e tanti altri. A far nascere l’urgenza di mettere nero su bianco una serie di riflessioni su Verona, la scelta della Fondazione CariVerona di trasformare il “quadrilatero” di via Garibaldi (nella foto) – un tempo direzione centrale della Cassa di risparmio – in un moderno centro destinato ad un Marriott Autograph, un hotel a cinque stelle superlusso da 140 stanze, un centro congressi da mille posti, un ristorante e servizi di wellness. Un polo affidato ad una catena internazionale fra le più importanti e prestigiose al mondo, capace di far convergere sul cuore romano della città migliaia di persone ogni anno. Un investimento da 80 milioni€ con ricadute evidenti per le casse comunali e il lavoro.

Ma l’ex cittadella è soltanto uno degli interventi sulla riqualificazione urbana di Verona che la variante 29 ha messo nero su bianco: diverse decine di progetti di rigenerazione di vecchie aree industriali, edifici abbandonati, elementi del patrimonio storico-architettonico lasciati andare alla malora. Anche qui, centinaia di milioni investiti da privati e un indotto economico non indifferente.

«Il punto sta proprio qui – sottolinea Giorgio Massignan, già presidente dell’Ordine degli architetti di Verona e di Italia Nostra, ex assessore comunale – nell’assenza di una “urbanistica partecipata” a Verona. I cittadini vengono lasciati fuori da questa rivoluzione, eppure l’esperienza del passato non dà molte garanzie: siamo passati dalla bulimia dei centri commerciali – negli ultimi 14 anni sono stati avviate superfici commerciali per un bacino d’utenza di due milioni di persone, più del doppio degli abitanti della nostra provincia – alla bulimia alberghiera. Ne stanno proponendo ovunque: al Palazzo Bottagisio, alla ex Banca Cattolica in centro, alla Centrale del Latte in Zai…ci sarà poi un’utenza tale da giustificare questa abbondanza di camere? La stessa variante 29, che in sé racchiude un elemento positivo come il mancato spreco di suolo attraverso il recupero di aree già edificate, presenta un elemento non positivo: l’amministrazione è al traino degli investitori e non guida la trasformazione della città. E’ grave. Meglio sarebbe, visto che le competenze in città non mancano, contattare i cittadini e pianificare investimenti alternativi di lungo periodo, con un diverso modello di crescita e sviluppo della città. Penso ad esempio alla realizzazione di un “sistema museale” ancora più significativo dell’attuale; la conversione in edilizia sociale delle infrastrutture militari nel centro: dobbiamo riportare in centro giovani coppie con figli se vogliamo che il cuore della città non muoia».

Nel mirino dei sottoscrittori della lettera anche la “legislazione d’urgenza” come lo “sblocca-Italia” adottato per la cittadella della CariVerona: «Procedure d’urgenza per decisioni importanti che avranno un impatto significativo sul futuro di Verona e dei suoi abitanti a cui è negata la possibilità di vagliare, di esprimere un proprio giudizio» chiosa Francesco Monicelli, presidente degli Amici dei Musei Civici.

Nella lettera aperta tre punti: «far conoscere in anticipo i progetti che intervengono profondamente su beni pubblici, con l’obbligo di avanzare preliminarmente almeno due progetti con finalità e utilizzi differenziati, in maniera da offrire alla cittadinanza opzioni alternative; verificare
preliminarmente l’effettivo consenso dei cittadini alla realizzazione di tali progetti, consenso da accertare attraverso gli strumenti democratici propri della politica, oppure se necessario, attraverso forme di consultazione popolare. Infine, i progetti che interessano la destinazione del patrimonio pubblico dei veronesi debbono mettere al primo posto la realizzazione di strutture finalizzate ad aumentare il coinvolgimento, le attività, lo sviluppo dei giovani
».

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