Masi Agricola, la Borsa vuole di più e scommette su una nuova puntata della guerra Sandro Boscaini- Renzo Rosso

Masi Agricola: Piazza Affari scommette che l’azionista di maggioranza liquiderà con un valore ben più alto di quello già annunciato a Renzo Rosso e si accoda nell’intenzione di incassare: oggi a Piazza Affari il titolo veronese ha ceduto l’1,51% chiudendo a 5,22€ per azione. Lontani dal massimo registrato il 16 febbraio scorso a 5,68 €/azione sull’onda delle notizie della guerra fra soci in atto, ma anche altrettanto lontano dal minimo dell’anno (4,69€/azione il 10 gennaio) e ancor più dal prezzo di recesso a 4,48€/azione fissato dalla famiglia Boscaini per liberarsi dei soci di minoranza.

Di certo, il duello ormai sembra arrivato alle battute decisive. Dopo le schermaglie dei mesi scorsi con annesse cause in tribunale, lo scontro che oppone i fratelli Boscaini, azionisti al 73,5% della casa dell’amarone Masi Agricola, e Renzo Rosso, l’imprenditore veneto della moda da 1,9 miliardi di fatturato con Otb e Diesel che ha anche in portafoglio il 10% della cantina veronese con la sua Red Circle Investments, sembra arrivato alla svolta finale.

Masi Agricola, in Borsa oggi cede l’1,55 %

Il 4 marzo Masi ha indetto un’assemblea straordinaria con all’ordine del giorno il cambio della ragione sociale e della “natura” della spa della Valpolicella, che dovrebbe diventare Benefit. Ma nel piano “Green” messo a punto dai consulenti dei Boscaini c’è anche un cambio di paradigma nell’organizzazione e negli assetti di controllo della società che da anni è rimasta un po’ paralizzata dal conflitto legale tra la famiglia veronese e Rosso, che fino al marzo 2023 è stato anche nel cda di Masi per poi uscirne sbattendo la porta e iniziando una serie di cause legali che puntavano il dito contro la redazione del bilancio, spalleggiato dal presidente del collegio sindacale di allora, di sua nomina.

Ora il cambio di statuto proposto da Masi punta a eliminare proprio questo organo esterno per varare un comitato di controllo interno al cda fatto da indipendenti come nelle pratiche più in voga oggi e, soprattutto, a cambiare il meccanismo di nomina dei consiglieri: stop alle liste e voto per ogni singolo amministratore. In questo modo la lista di minoranza fino a oggi espressione sempre della Red Circle di Rosso non avrà più diritto a nominare due consiglieri e il presidente del collegio sindacale.

Mossa che ha fatto gridare alla violazione dei diritti delle minoranze da parte della società vicentina, che contesta anche decisamente il prezzo di recesso deciso per “accontentare” i soci dissenzienti: 4,48 euro.

Masi Agricola, in portafoglio a 3,15€ ad azione

 Troppo basso, è la critica di Red Circle, soprattutto guardando alle quotazioni in Borsa di questo periodo che vedono il titolo viaggiare sui 5,2 euro dopo guadagni intorno al 10% in pochi giorni sull’onda di possibili mosse sul mercato anche alla luce del fatto che Rosso ha in carico queste azioni a 3,15 euro.

Masi Agricola: Brave Wine non vuole uscire dalla Valpolicella

Ma il proprietario di Diesel, di Maison Margiela e altre griffe di moda, che nel frattempo ha lanciato una sua società vinicola, la Brave Wine, entrando in altre cantine tra Piemonte e Sicilia, non avrebbe nessuna intenzione di lasciare il campo, anzi, si preparerebbe a dare ulteriore battaglia.

Sarà per questo che Masi ha annunciato nelle settimane scorse di aver varato un collegio di esperti legali per valutare le possibili mosse da intraprendere per difendere il buon nome della casa vinicola e rintuzzare quello che secondo loro fa parte di “uno strutturato paradigma finalizzato al perseguimento di destabilizzanti obiettivi extrasociali” fatto per di più da quello che definiscono un concorrente.

Su tutto questo vorticare di denunce e avvocati c’è un terzo incomodo: la Fondazione Enpaia, l’ente nazionale di previdenza per gli addetti e gli impiegati in agricoltura che controlla il 7,56% di Masi Agricola, quota cresciuta nel 2023. Enpaia sembra muoversi in sintonia con i Boscaini anche se su un possibile rafforzamento della sua partecipazione si è schermita: “Siamo alla finestra ma non è la nostra priorità. Sono investimenti che noi riteniamo strategici e non seguono logiche di breve periodo. Guardiamo alle prospettive di sviluppo delle iniziative nelle quali investiamo“, ha dichiarato pochi giorni fa al Sole 24 ore Roberto Diacetti, il direttore generale della fondazione.

Masi Agricola, Rosso ha tempo sino a giugno 2024

Dichiarazione criptica, ma tutto fa pensare che in caso di vendita Enapia potrebbe comprare una parte della quota di Rosso. Come i Boscaini. Ma il leader di Otb e Diesel non avrebbe nessuna voglia di vendere. Ma perché si sono così deteriorati i rapporti tra l’imprenditore della moda e i Boscaini?

 La domanda aleggia fin dall’inizio di questo duello. Dalla parte di Red Circle si è fatto capire che c’era la voglia di suggerire nuove strade e dare un contributo innovativo per far crescere la casa vinicola veronese – 47,7 milioni di ricavi (- 14,7%) nei primi nove mesi dell’anno con proiezione di chiudere oltre i 60 a fine dell’anno scorso – che controlla anche la Canevel nell’area trevigiana più vocata al Prosecco e ha tenute anche in Argentina.

Aiuti che non sarebbero stati apprezzati dai Boscaini, che anzi avrebbero visto nelle mosse di Rosso una voglia di scalata a una società che è sì saldamente nelle mani della famiglia Boscaini ma con le quote in equilibrio tra i tre fratelli Sandro (qui sopra col figlio Raffaele), Bruno e Mario.

I  tre fratelli sono uniti da un patto siglato nel 2022 che scade nel 2025 che forse oramai conta poco di fronte allo scontro in atto e alla rivoluzione in cantiere. Che Rosso potrebbe fermare forse solo giocando una carta: fare un reclamo alla Consob. Carta che fino a oggi non ha mai utilizzato. Ma ora il tempo stringe, il cda di Masi è in scadenza a giugno e lui si potrebbe trovare estromesso dalla società.

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