S’era detto fin dal primo momento che il Covid è un virus democratico, che non guarda in faccia nessuno e colpisce tutti, belli e brutti, ricchi e poveri, delinquenti e onesti.

E non fa distinzione nemmeno fra detenuti e agenti della Polizia Penitenziaria. Come accade al carcere di Montorio. La situazione finora è sotto controllo, i contagiati sono per lo più sintomatici o paucisintomatici. Ma non dimentichiamo che un anno fa la pandemia è stata il pretesto per delle rivolte. Pericolo che è sempre dietro l’angolo a causa della situazione precaria delle prigioni italiane che hanno come primo problema il sovraffollamento.

A marzo 2019, su 46.904 posti disponibili nei 191 istituti di pena, erano presenti 60.512 detenuti. 13.608 in più rispetto alla capienza regolamentare, con un sovraffollamento del 129%. Una situazione esplosiva, soprattutto se la rapportiamo con l’opposta carenza di personale della Polizia Penitenziaria. Mancano 5000 uomini rispetto all’organico previsto di 41000. 

Una situazione che non aiuta a mantenere la situazione tranquilla la situazione.

I detenuti che si suicidano sono 4/5 al mese, senza contare quelli sventati dagli agenti, tra i quali pure ci sono 7 suicidi ogni anno.

Ma il dato che più dovrebbe far riflettere è che la crisi da sovraffollamento sarebbe molto meno grave se non si fossero gli stranieri. Al 31 Dicembre 2020, su 53.364 detenuti distribuiti in 189 carceri 17.344 sono stranieri, circa il 32,5%. 17.344 carcerati che manteniamo noi italiani con le nostre tasse al costo medio di 4.110 euro al mese. 17.344 detenuti immigrati che dimostrano al di là di ogni dubbio come il tasso di delinquenza fra gli stranieri sia enormemente maggiore che fra gli italiani