No ragazze no rugby. Tre giorni a Sona per combattere il gender gap nello sport 

(di Matilde Anghinoni) Il tour nazionale di rugby femminile dal motto “No ragazze. No rugby” fa tappa a Sona per una tre giorni all’insegna dello sport e della sensibilizzazione in tema gender gap. Il progetto è stato presentato ieri sera al campo della società West Verona Rugby Union che ospiterà, fino a domenica 9 ottobre, anche il torneo giovanile U12-14-16 e 18 femminile e il ritiro della nazionale di rugby.

Scontato dire che il rugby è storicamente concepito come uno sport per uomini. Ma, tra uno stereotipo e l’altro, il mondo femminile del rugby sta facendo enormi passi avanti, conquistandosi sempre più il posto che gli spetta. Se fino a qualche anno fa era difficile addirittura trovare spogliatoi femminili, oggi in Italia le donne che praticano rugby sono 6300. E grandi passi avanti sono stati fatti anche a livello locale; a Verona lo scorso anno le under 14 veronesi che partecipavano all’evento erano una ventina, quest’anno scenderanno in campo ad allenarsi 80 ragazze.  

Nonostante questi miglioramenti, i numeri dimostrano che c’è ancora molto lavoro da fare. Per questo motivo, oggi si terranno anche tre momenti formativi per le ragazze under 14, per i tecnici e per le donne del rugby.

gender gap rugby Sona

Gender gap e sport, i numeri  

Come riporta Terres des Hommes, associazione promotrice del tour nazionale, nella fascia d’età 11-14 anni i maschi che praticano sport sono il 65,9% rispetto al 56,8% delle femmine. Nella fascia d’età 15-17 anni le percentuali passano a 58,4% contro 42,6% Nella fascia d’età post 18 anni ci si assesta su 47,4% contro 31,9%.  

Sebbene le percentuali non rilevino, per lo meno nelle fasce d’età più giovani, enormi differenze, quello che salta immediatamente all’occhio sono i numeri delle donne con ruoli dirigenziali. In Italia le donne occupano soltanto il 19,8% nei ruoli da allenatrici, il 15,4% dei ruoli da dirigenti di società, il 12,4% dei ruoli da dirigenti di federazione e il 18,2% come “Ufficiali di gara”.  

Ed è proprio a questo obiettivo che punta la festa del rugby femminile: a sensibilizzare le più giovani per creare una futura classe dirigenziale, più equa e paritaria. Questo hanno sottolineato anche le amministratrici dei vari Comuni di Verona invitate a partecipare all’evento. Tra loro Monia Cimichella, Vicesindaca di Sona, “É importante che le ragazze siano consapevoli che il gender gap non è un’invenzione. Esiste e le donne guadagnano meno degli uomini. Quello che ci serve è che vengano aperte delle strade e le 250 ragazze che partecipano all’evento stanno contribuendo a farlo”.  

Presente anche Roberta Tedeschi, Sindaca di Povegliano: “É necessario che le ragazze prendano consapevolezza delle pari opportunità. Dobbiamo essere consapevoli che le differenze vanno arricchite. Non possiamo continuare a vivere in un mondo fatto solamente a misura di uomo ma dobbiamo affermare le nostre differenze e portarle in ogni ambito”.  

L’obiettivo non è quindi l’appiattimento delle differenze ma, al contrario, superare l’identificazione del rugby con le sole caratteristiche del gioco espresse dagli atleti uomini e dare spazio alle specificità delle atlete donne.

La nuova squadra provinciale  

Ieri sera, durante l’incontro, è stata presentata anche la nuova squadra provinciale, una franchigia che ambisce a diventare punto di riferimento del territorio. Una sola maglia, uno stemma e un colore per un progetto che, già in partenza, punta a durare nel tempo, grazie alla collaborazione tra le realtà regionali e locali. La squadra unirà tutte le società di Verona e Trento per promuovere l’inclusione nello sport partendo dalle ragazze. Punto di incontro per il prossimo anno sarà Sona, il Comune con il maggior numero di iscritte al rugby, ma gli ideatori del progetto auspicano che la sede possa ruotare periodicamente in tutta la provincia e raccogliere sempre più adesioni. 

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