Prima di essere manager e sindaco di un comune della provincia di Verona -Palù- Francesco Farina, 64 anni, ha avuto una lunga esperienza nel mondo del calcio. Figlio d’arte – suo padre Giussy, prima di essere presidente del Milan, è colui che ha scoperto e lanciato nientemeno che il compianto Paolo Rossi- è stato per anni presidente del Modena. Ha conosciuto profondamente il mondo del calcio ed i suoi protagonisti. Dopo il tentativo di qualche mese fa da parte di alcuni grandi club di costituire una “Super Liga”, ora scoppia il caso “plusvalenze” a carico della Juventus. Qualcosa di simile, in scala minora, era successo già nel 2018 al Chievo. 

Che cosa sta succedendo nel mondo del calcio? Le plusvalenze sono un fenomeno generalizzato?
«Il calcio sta diventando uno dei veicoli commerciali più importanti al mondo. Specialmente in Europa, – risponde Farina- dove si concentrano i migliori giocatori e ci sono i più alti introiti principalmente a livello televisivo. Questo attira un sacco di parassiti che approfittano spesso dell’impreparazione dei proprietari delle Società e distraggono risorse dal circuito calcio. Vengono attratte anche nuove proprietà (americane, cinesi e arabe specialmente) che vedono il bussiness legato al merchandising ed alla costruzione di nuovi stadi di proprietà, ma non hanno alcun legame con la realtà sportiva locale e quindi mancano di quella passione che tutti i presidenti dovrebbero avere.
Quello delle plusvalenze è un fenomeno abbastanza generalizzato che esiste fin dagli anni ’80. Solo che allora rappresentava un artifizio contabile, mentre successivamente è diventato un illecito sportivo anche se difficilmente provabile dagli enti di controllo sulle Società di calcio».

Lei è fuori dal mondo del calcio da anni. Ed è quindi un osservatore imparziale. Secondo lei il Chievo ha pagato per degli errori dei suoi dirigenti o è stato vittima di un’operazione volta a cancellarlo dal calcio italiano?
«Assolutamente il Chievo ha pagato gli errori e la spregiudicatezza dei suoi dirigenti. Non esistono e non sono mai esistite nel calcio delle manovre mirate a cancellare una realtà sportiva. Tanto più non può essere vero per il Chievo che era una realtà apprezzata da tutti e che destava una grande trasversale simpatia. Ricordiamo che il Chievo era attenzionato e sul filo del rasoio già da parecchi anni».

Che giudizio ha di Campedelli, autore della favola Chievo ma anche responsabile della sua distruzione?
«Non voglio dare giudizi su Luca che avrà avuto le sue motivazioni per agire come ha fatto. Ricordo solo che il miracolo Chievo è nato e si è realizzato con suo padre e Nini Fiumi ed era una realtà molto ma molto solida. Luca ha raccolto l’eredità ed ha vissuto di rendita fino a che ci è riuscito».

Moggi, che è uno di cui tutto si può dire meno che non se ne intenda, ha definito il caso delle plusvalenze scoppiato a carico della Juventus col nome di “calciopoli 2”. Che cosa ne pensa di questo giudizio?
«Moggi è uno che di calcio se ne intende abbastanza, ma che del mondo del calcio conosce tutti i minimi particolari ed anche le debolezze. Su queste ha costruito la sua “cupola” che vi assicuro nei tempi d’oro faceva il bello ed il cattivo tempo nel mondo del calcio a tutti i livelli. Come tutti quelli a capo di una “cupola” tutto si può dire di loro meno che siano stupidi o incapaci di fare i propri interessi. Se ha detto questo è perché ha la percezione di quanto sta succedendo. Se ci sarà l’occasione vi racconterò tante cose di Calciopoli 1 di cui credo di essere stato il protagonista ante litteram….»

L’Italia quest’anno ha vinto i Campionati Europei, ma il calcio italiano gode di buona salute?
«Credo che quest’anno l’Italia abbia vinto abbastanza meritatamente gli Europei. Ma è stata una di quelle alchimie che nel calcio ogni tanto prendono forma per diverse combinazioni anche fortunate e che portano a vedere il Verona o il Cagliari vincere uno Scudetto e la Grecia o la Danimarca vincere gli Europei. In generale – continua Farina-  il calcio italiano non gode di ottima salute perché si è alla continua rincorsa di società inglesi e spagnole che hanno ricavi infinitamente più alti e si possono permettere spese che in Italia sono fuori portata. Si punta troppo poco ad alto livello sui giovani italiani e questo rende anche un cattivo servizio alla Nazionale. Fino a quando non si arriverà a promuovere e vendere meglio il prodotto calcio italiano il gap con altre realtà resterà alto. Urge poi una riforma dei campionati dove ci sono troppe squadre professionistiche

Il calcio, al di là degli snobismi di certi salotti, è un fenomeno di cultura popolare che coinvolge decine di milioni di persone. Negli anni giocatori e proprietà sono sempre più avulsi dal territorio anche se i brand delle squadre ed i tifosi ne sono ancora legati. E finché il Verona è di proprietà di un modenese, passi. Ma quando sono cinesi e americani ad avere la proprietà delle squadre diventa evidente che la passione ha ceduto il passo al business se non alla speculazione finanziaria. Come si può ovviare a questa situazione?
«Come dicevo prima il calcio è uno straordinario veicolo commerciale. Per quanto riguarda la Presidenza del Verona credo che Setti non venderà mai fino a che le cose gli vanno così. Discorso che vale per Pozzo dell’Udinese ed altri. Diverso – conclude Francesco Farina- il discorso delle grandi squadre che ormai sono quasi tutte in mani straniere. Se si vuole stare ad alti livelli nel calcio europeo ci vogliono grandi risorse finanziarie che difficilmente un privato, italiano e appassionato, vuole mettere a rischio. Si devono aumentare i ricavi in modo che il sistema possa stare in piedi senza che le proprietà dei grandi club debbano versare fiumi di denaro per pareggiare i conti. E il sistema non è certo quello della Super Lega che è fuori  dallo spirito dello sport e del calcio in particolare e umilierebbe milioni di tifosi che non sono delle squadre che ne farebbero parte».