Porta a porta: il futuro o nuove evoluzioni sulla raccolta rifiuti? Il punto con gli esperti in un convegno voluto da Serit

Sarà il porta a porta il futuro della raccolta dei rifiuti urbani? La domanda giunge nel momento storico in cui serve fare il punto tra risultati raggiunti e obiettivi dettati da normative regionali ed europee, sul corretto bilanciamento tra qualità della vita degli operatori e sostenibilità ambientale. Se ne è parlato in forma approfondita venerdì 24 novembre nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Giuridiche di Verona durante il convegno promosso da Serit1997 – 2023: le nuove sfide nei sistemi di raccolta a 26 anni dall’emanazione del decreto Ronchi”.

Aula Magna del Dipartimento di Scienze Giuridiche di Verona

L’evoluzione del sistema di raccolta rifiuti a più di un quarto di secolo dall’emanazione del decreto Ronchi. Correva l’anno 1997 quando, grazie al famoso Decreto Ronchi, la legge italiana iniziò a preoccuparsi del processo di gestione degli scarti urbani. Fino a quel momento lo smaltimento in discarica era la modalità più diffusa e la legislatura in merito era lacunosa e poco chiara. Da allora sono state finalizzate più operatività che hanno riguardato, in particolare, la raccolta porta a porta.

Una delle slide della prof.ssa Sabrina Bonomi che ha presentato il caso studio

On. Edo Rochi, oggi presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, presente al convegno tra i relatori di spicco. A precederlo i saluti istituzionali portati dai presidenti degli Enti di Bacino: Tommaso Ferrari per Verona Città, Alberto Mazzurana per il bacino Nord e Attilio Gastaldello per quello Sud. Particolare interesse ha suscitato l’intervento dell’amministratore delegato della business unit ambiente di AGSM-AIM, nonché Amministratore unico di Serit, Renato Guarnieri, che ha promosso l’idea di unire le forze dei vari bacini per realizzare impianti utili a tutto il territorio provinciale, mettendo a fattor comune le risorse che ogni bacino possiede.

L’intervento introduttivo a cura del direttore di Serit, Maurizio Alfeo, ha posto l’accento sulla necessità di adeguare le modalità di raccolta porta a porta inserendo nuove tecnologie che permettano di consolidare i successi ottenuti in questi anni in tema di percentuali di raccolta differenziata, e soprattutto di riduzione del rifiuto conferito a discarica, salvaguardando però la salute dei lavoratori messa a forte rischio dalle modalità operative dell’attuale raccolta.

Su questo tema si è inserito l’intervento della prof.ssa Sabrina Bonomi che ha presentato il caso studio realizzato dalla dr.ssa Lorenza Davì, dipendente di Serit, che nella sua tesi di laurea, ha messo a confronto i dati raccolti da quattro aziende del territorio che operano tutte nella raccolta rifiuti. Il quadro emerso ha confermato la relazione diretta tra raccolta porta a porta e patologie posturali lamentate dai lavoratori oltre all’aumento di richieste di malattie professionali tali da rendere preoccupante l’attuale situazione. Da qui la necessità di un cambio di passo.

Maurizio Alfeo, direttore di Serit

Mario Gobbi, direttore dello SPISAL di Verona, ha illustrato le modalità con le quali queste patologie si manifestano e suggerito alcuni accorgimenti tecnici da applicare agli attuali sistemi per limitare quanto meno il diffondersi di queste malattie. Molto interesse hanno suscitato gli interventi dell’on. Edo Ronchi e del direttore della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Raimondo Orsini. Da entrambi l’invito a non fare passi indietro rispetto ai risultati raggiunti. La salute dei lavoratori è ovviamente prioritaria rispetto a qualsiasi altro fattore, ma non deve diventare un alibi per arretrare rispetto all’invidiabile posizione guadagnata a livello europeo. Esistono metodi di raccolta domiciliare che, a fronte di adeguati investimenti, consentono di conciliare entrambe le esigenze. Dalla discussione che ha concluso il convegno, animata dai numerosi interventi soprattutto delle componenti sindacali, è emersa la necessità di proseguire nel confronto, creando un tavolo di lavoro comune che consenta di sviscerare il tema in ogni sua forma, tecnica sociale ed economica, fino a trovare una soluzione condivisa. In tal senso, Serit potrebbe diventare case history di buone pratiche a livello nazionale.

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