L’Italia uscirà per ultima dalla crisi; perderà peso politico nel mondo e così chiede a Governo e Parlamento azioni forti prioritariamente sull’economia e l’educazione: questi alcuni dei dati salienti del rapporto realizzato alla fine dell’anno scorso da italiani.Coop cui L’Adige di Verona ha partecipato assieme ad un panel di 870 opinion maker italiani. Il panel era composto principalmente da manager e professionisti.

Partiamo dall’emergenza Covid: l‘Italia uscirà dalla pandemia nella seconda metà dell’anno con una previsione di coda anche nel 2022. Il risultato sarà una crescita economica più lenta rispetto al resto dell’Unione europea e del mondo. Nel biennio 2022-23 -considerato che il 2021 sarà per buona parte ancora in convalescenza – mondo ed Europea vedranno le rispettive economia tornare al livello pre-covid per il 63 ed il 62% del campione; l’Italia invece si ferma a 40 punti con ben il 36% del campione che prevede un ritorno ai livelli antecedenti la pandemia soltanto dal 2025 in poi.

Questo si tradurrà in un marcato calo del peso politico italiano nella politica mondiale e con noi, e peggio di noi, ci saranno soltanto il Regno Unito (per il combinato Brexit, pandemia e fuga delle imprese e dei professionisti continentali) e i Paesi dell’America latina. Chi invece ci guadagnerà dalla pandemia? la risposta è scontata e conferma le perplessità dell’uomo della strada: Cina (l’ 80% del campione la vede assoluta protagonista) seguita dalla Germania e poi dagli USA.

Davanti a questo scenario, cosa chiedono gli Italiani? Crescita economica e lavoro, poi l’educazione e la sostenibilità ambientale. La salute, incredibilmente in un paese ipocondriaco come l’Italia, è soltanto al quinto posto. Chi deve impegnarsi, chi ha la responsabilità di guidare e favorire la ripresa? Gli Italiani confidano su Governo e Parlamento (il survey è stato fatto a dicembre, a metà gennaio forse il giudizio sarebbe diverso); i cittadini sono intenzionati ad assumersi le proprie responsabilità, in prima persona, soprattutto sui temi della sostenibilità e dell’educazione.

Cambieranno le loro abitudini gli Italiani? Sul fronte dei consumi certamente sì, il 52% del campione prevede una riduzione anche forte. E saranno i viaggi e le spese culturali a pagarne il prezzo; difficoltà gravi anche per il comparto della ristorazione dei bar, seguiti dai trasporti e dagli acquisiti di vestiario e calzature. saliranno – ovviamente – le spese per i prodotti sanitari, per gli alimentari e bevande e per il benessere personale. Con due dati però in positivo: i consumatori guarderanno nelle loro scelte d’acquisto alla qualità intrinseca del prodotto, alla sostenibilità ambientale ed al made-in-Itali prestando molta attenzione alla filiera produttiva. Nelle ragioni d’acquisti scendono pericolosamente pubblicità e brand, ma anche alcuni diritti sino a ieri irrinunciabili come la parità di genere, i diritti umani e le produzioni eco-solidali.