Siamo distratti dal Covid e dalla guerra. Ma gli sbarchi continuano: 67 mila solo nel 2021

Il Covid prima e la guerra in Ucraina poi hanno oscurato un’altra sciagura che ha investito l’Italia: gli sbarchi di immigrati clandestini dall’Africa che continuano incessanti e che assorbono ingenti risorse. Nel 2021 sono raddoppiati. Non se ne parla, ma gli africani continuano ad arrivare. E rimangono qui. La maggior parte di quelli che richiedono asilo non hanno i requisiti, ma rimangono comunque sul territorio nazionale come irregolari. Questo produce ricadute negative sull’ordine pubblico, sulla sanità e sull’economia.

Nell’ambito del processo migratorio continuano anche gli abusi e le torture in Libia e nei paesi d’origine. Ed anche le morti in mare,
Come emerge dal  Rapporto 2022 del Centro Astalli, il Servizio dei Gesuiti ai rifugiati, presentato oggi dal cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali Ue, dalle vice ministra degli Esteri, Marina Sereni, e da padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli.

“Nel 2021 sono 67.040 i migranti arrivati in Italia via mare, quasi il doppio rispetto ai 34.154 dell’anno scorso – si legge nel Rapporto – i minori stranieri non accompagnati sono stati 9.478, a fronte dei 4.687 del 2020. Ancora oggi circa due migranti su tre sono ospitati nei centri di accoglienza straordinaria pensati per far fronte all’arrivo dei grandi numeri” mentre “il sistema dell’accoglienza diffusa, con piccoli numeri e progetti d’integrazione più mirati accoglie solo circa 25.000 persone delle 76.000 presenti nelle strutture convenzionate”.
Nel 2021 è aumentato il numero di donne vittime di tortura che si sono sottoposte a una visita per il rilascio del certificato medico-legale da presentare alla Commissione Territoriale: sono state il 32% del totale, provenienti soprattutto da Nigeria, Senegal ed Eritrea.
Il Rapporto 2022 sottolinea gli aspetti critici per i quali i diritti dei rifugiati sono ancora “diritti poco esigibili”. Uno dei primi scogli è l’iscrizione anagrafica, presupposto per l’accesso effettivo ai diritti sociali. La digitalizzazione di molti uffici ha rappresentato una difficoltà così come le misure necessarie al contenimento della pandemia.

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