Soroptimist International Club presso l’educandato Agli Angeli: Donne e uomini uniti in “Social catena”

Dopo il progetto di formazione che ha coinvolto una trentina di studenti delle scuole veronesi, con lezioni teorico-pratiche sulla violenza di genere e la creazione della seconda “Stanza tutta per sé” della provincia scaligera, inaugurata ieri presso la Questura di Verona (la prima è stata quella, anni fa, presso la Caserma dei Carabinieri di via D’Acquisto, sostenuta sempre dal club Soroptimist di Verona), ieri sera, mercoledì 29 novembre alle 18 si è tenuto l’evento conclusivo del progetto sostenuto dal Soroptimist International Club Verona.

Un incontro-spettacolo aperto a tutta la cittadinanza, dal titolo «Donne e uomini uniti in “Social catena”», che dopo i saluti del dirigente scolastico Mario Bonini, ha visto intervenire la presidente di Soroptimist Verona Giovanna De Finis, il Questore di Verona Roberto Massucci e la scrittrice Alessia Gazzola, quest’ultima relatrice del focus “Relazioni tossiche e abusive tra narrativa e realtà”.

Il Questore Roberto Massucci ha ricordato che esistono diverse forme di collaborazione fra la Questura e la scuola, finalizzati a sensibilizzare i giovani sulle tematiche che li interessano più da vicino.

«Il primo progetto – ha illustrato- è ‘Scegliere ala strada giusta’, che stiamo portando in tutta la provincia e che vede protagonisti i ragazzi, che stanno aderendo con entusiasmo, attenzione e cognizione, anche grazie all’impegno dei professori, che è fondamentale».

Il Questore ha citato altre iniziative su temi più specifici, come la violenza di genere, oggi di particolare attualità. A questo proposito ha ricordato che nella sede di lungadige Galtarossa è stata inaugurata una stanza, carina ed accogliente, che sarà utilizzata per ascoltare quelle donne sulle quali è stata usata violenza. «Una sorta di oasi di tranquillità e di serenità all’interno della Questura dove gli operatori di Polizia possono svolgere lavoro attività in maniera più delicata», specie se accanto a loro ci sino dei figli, come accade spesso.

L’esempio portato da Massucci spiega bene quale sia il tipo di collaborazione che si sta instaurando sul territorio e che va inserito nel contesto di un progetto più generale di  Sicurezza di Comunità, nella convinzione che questo metodo di collaborazione dia più risultati rispetto ad muna militarizzazione delle Forze dell’Ordine. E’ questa la linea che Masucci ha dichiarato voler seguire fin dal primo giorno del suo insediamento e che ha messo in pratica ogni giorno.

«La Volante e la presenza della polizia è necessario, ma non è sufficiente. C’è bisogno dell’impegno di tutti, soprattutto su quei fronti dov’è necessario correggere una deriva culturale e correggere una grammatica lessicale, a cominciare dall’educazione dei figli, dalla scuola, dalle istituzioni e dalla comunità». 

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Giovanna De Finis, presidente del Soroptimst che ha collaborato nell’iniziativa, spiega che l’evento “Donne e uomini uniti in social-catena” è il terzo momento del percorso avviato quest’anno agli ‘Angeli’ con il corso “La violenza di genere: riconoscerla, prevenirla, contrastarla”.

A conclusione del percorso l’attenzione è stata incentrata su sulle ‘Relazioni tossiche e abusive, tra realtà e narrativa’, cui è seguito un argomento lirico ‘Donne di carattere’ ed infine una piece teatrale a cura degli studenti. Ed è importante, ha sottolineato, che siano gli studenti, attraverso i percorsi culturali, a prendere in mano il testimone. Agli insegnanti la responsabilità di affrontare questi argomenti nel modo più incisivo possibile attraverso i percorsi di studio.

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Il preside dell’educandato ‘Agli Angeli’ Mario Bonini non crede nella cultura come momento di prevenzione della violenza perché alla prova dei fatti diventano assassini anche persone acculturate. E’ piuttosto una questione linguaggio. «La scuola – dice il preside- deve aiutare le famiglie a modificare il linguaggio, perché modificando il linguaggio si modificano anche i comportamenti. E’ sbagliato dire “il mio ragazzo” o “ la mia ragazza”. Di tuo non c’è niente. Ci sono solo persone che s’incontrano. C’è tutto un retaggio linguistico preconcettuale, pregiudiziale, che ci trasciniamo da secoli che dobbiamo cercare di smantellare un po’alla volta proprio attraverso il linguaggio».

A confermare come la comunicazione incida sui comportamenti la scrittrice Alessia Gazzola: «la scrittura, il linguaggio, le storie sono qualcosa che permeano l’immaginario e che possono veicolare messaggi importanti. Ed oggi sono stata qui per parlare di quello che può essere lo spartiacque fra finzione e realtà e come le due cose possano beneficiare reciprocamente».

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