Terzo trimestre, Verona traina la ripresa dell’economia veneta: ripartono anche il turismo e l’export, timori per nuovi contagi

Anche nel terzo trimestre del 2021 l’economia del Veneta si conferma in sensibile ripresa, e i livelli di produzione e del fatturato sembrano ormai avviarsi verso una “nuova normalità” o almeno si avviano a recuperare pienamente il buco creato lo scorso anno dall’emergenza sanitaria, dal lockdown che ne è seguito e da una stagione turistica azzoppata. E in questo quadro decisamente favorevole, Verona si colloca nelle prime posizioni per capacità di recupero. Nel periodo tra luglio e settembre di quest’anno le variazioni su base annua degli indicatori industriali sono robuste e con livelli di output superiori alla situazione registrata due anni fa, e anche le previsioni per fine anno rimangono di segno positivo. A dirlo sono i dati dell’indagine VenetoCongiuntura di Unioncamere Veneto, condotta a ottobre su un campione di 2.000 imprese con almeno dieci addetti per un totale di 75 mila dipendenti.

La ricerca è stata presentata in Camera di Commercio a Verona, anche per i significativi risultati riportati dall’economia scaligera. Ecco quindi il focus sulla provincia, presentato dal responsabile dell’area Affari Economici dell’ente camerale, Riccardo Borghero. Nel terzo trimestre 2021 la produzione industriale manifatturiera riporta la variazione tendenziale del +7% rispetto al terzo trimestre 2020. Sul passo congiunturale si registra invece una sostanziale stabilità (-0,2% la variazione destagionalizzata) rispetto al secondo trimestre, ma va aggiunto che il grado di utilizzo degli impianti resta alto, prossimo al 71%. Anche il confronto col periodo pre-pandemico vede a Verona un equilibrio dei livelli produttivi (-0,1% sul terzo trimestre 2019). Gli imprenditori scaligeri danno in maggioranza (52%) un giudizio ottimista rispetto al prossimo trimestre, ipotizzando un aumento della produzione. Un terzo dei giudizi restano stazionari e meno del 15% prevedono una diminuzione.

Nei primi nove mesi dell’anno il saldo tra iscrizioni e cancellazioni di imprese veronesi è moderatamente positivo, con un saldo di +924 imprese, pari a uno sviluppo del +0,96%. Le esportazioni di beni, nel periodo gennaio-giugno, hanno registrato una crescita su base annua del +24,8%; vengono ampiamente recuperate le perdite subite nel 2020, e anche rispetto al 2019 si evidenzia una crescita complessiva del 10,2%. Trend del biennio positivo per le principali produzioni “made in Verona”: +9,6% per l’agroalimentare, +3,9% per l’automazione, +22,1% per il settore moda (tessile, calzature e abbigliamento), +12,3% per il sistema-casa (marmo e mobile). Le presenze turistiche nella provincia registrano una ripresa a partire dal mese di agosto: +2,5% rispetto allo stesso mese del 2019. Nel territorio del Garda e nell’entroterra le presenze turistiche sempre in agosto aumentano del 5% rispetto a due anni fa, con presenze italiane in crescita nei tre mesi estivi.

Tornando al Veneto nel suo complesso, nel terzo trimestre 2021 l’industria sta normalizzando i livelli produttivi, che crescono anche se con ritmi più contenuti rispetto ai due trimestri precedenti. Tra luglio e settembre la produzione industriale ha registrato una variazione congiunturale destagionalizzata del +2,5%. L’aumento rispetto al pari periodo del 2020 è invece del +8,7%: un risultato scontato se si considera che si rapporta al periodo estivo dell’anno scorso in cui l’attività manifatturiera ripartiva dopo le chiusure. Il terzo trimestre 2021 risulta in generale “anomalo” perché si è lavorato di più rispetto alle scorse estati, per l’allentamento delle misure anti pandemia e alle riaperture, ma si sconta la scarsità delle materie prime e l’aumento dei prezzi che ostacola l’attività produttiva. Inquadrata però l’analisi rispetto a prima del Covid, cioè all’estate del 2019, il Veneto cresce del +6,3%.

Da sinistra Borghero, Antonella Trevisanato, Pozza e Giuseppe Riello alla presentazione della congiunturale

“I dati dell’economia regionale sono confortanti e ci dicono che il sistema economico regionale ha ripreso a correre, confermando come la regione sia la locomotiva del Nordest”, spiega Mario Pozza, presidente di Unioncamere Veneto. “In questa fase, però, sono altri numeri a preoccupare. E sono sia quelli dei costi delle materie prime e dell’energia, che continuano a salire rappresentando un freno enorme per le nostre imprese, che soprattutto quelli dei contagi che sono tornati a livelli preoccupanti. Mi auguro che non ci siano altri lockdown perché sarebbe una mazzata per il sistema economico. È necessario tutelare la nostra economia, e per questo condividiamo le ipotesi di limitazioni importanti per le persone non vaccinate e che costituiscono quindi un rischio all’interno delle imprese. In questo modo non si tutela solo il sistema produttivo, ma anche i lavoratori che si sono vaccinati. Lo dico anche guardando all’ormai prossima stagione invernale. Il turismo della montagna ha già pagato un prezzo altissimo e non possiamo permetterci che ciò si ripeta, perché significherebbe la chiusura di molte attività, la maggior parte a conduzione famigliare dietro le quali c’è la storia e l’imprenditorialità del territorio. Siamo preoccupati“, spiega Pozza, “ma fiduciosi che il Governo trovi soluzioni efficaci”.

“Il Paese ha resistito e ha cominciato a correre”, aggiunge Giuseppe Riello, presidente della Camera di Commercio di Verona. “Ora dobbiamo mantenere il ritmo senza fermarci e il Piano nazionale di resilienza è una grande occasione, se ben articolato e messo in atto. Vogliamo essere messi nelle condizioni di fare impresa, vogliamo correre senza zavorre e competere con i nostri concorrenti sullo stesso piano. E’ ora che siano attuate le riforme che i governi promettono ormai da trent’anni: dal mercato del lavoro alla giustizia, dal fisco alla formazione fino ad arrivare al nodo centrale, la riforma della Pubblica Amministrazione che deve andare al passo con i tempi ed essere sostegno e servizio a imprese e cittadini, non un intralcio da temere. Come imprese daremo il nostro contributo segnalando le criticità e proponendo i necessari correttivi”.

L’andamento dei settori economici e gli altri indicatori sono stati illustrato da Antonella Trevisanato, Studi e ricerche di Unioncamere Veneto. “Nei comparti si evidenzia il progresso e il superamento dei livelli pre-crisi della produzione industriale per l’alimentare e bevande (+25,6% rispetto al terzo trimestre 2019), legno e mobile (+15,2%), in particolare grazie anche ai bonus e agli incentivi previsti per il comparto edile, e macchine elettriche ed elettroniche (+12,8%)”, ha spiegato. “In positivo, ma sotto la media regionale, anche macchine/apparecchi meccanici (+4,4%) e metalli e prodotti in metallo (+4%). Rimangono in forte sofferenza i settori gomma e plastica (-22,1%) e marmo, vetro e ceramica (-14,3%), mentre segnano cali meno marcati carta e stampa (-8%), sistema moda (-4%) e mezzi di trasporto (-1,8%)”.

Anche gli altri indicatori congiunturali hanno continuato a segnalare una dinamica espansiva dell’attività industriale: in linea con l’andamento della produzione, il fatturato ha registrato una variazione congiunturale destagionalizzata del +4,4%. La dinamica confrontata con i livelli produttivi del periodo estivo pre-crisi registra un aumento più marcato rispetto a quello della produzione, pari a +15,9%. Nel periodo estivo 2021 bene anche gli ordinativi sia esteri (+17,2%) che interni (+11,4%) rispetto allo stesso periodo di due anni fa. La vivacità dell’attività produttiva e degli ordinativi delle imprese è dimostrata anche dalla risalita del grado di utilizzo degli impianti, che nel terzo trimestre 2021 si attesta ad un valore pari al 73%, in lieve diminuzione rispetto al trimestre precedente (era 76%) ma comunque superiore al livello pre-Covid (71%) registrato nel pari periodo 2019. Sono le imprese di medie-grandi dimensioni a registrare un valore superiore (79%) rispetto a quelle di piccole dimensioni (71%). A livello settoriale il maggior utilizzo degli impianti ha riguardato la gomma e plastica (79%), la carta e stampa (78%) e le macchine elettriche ed elettroniche (77%). Minore invece l’utilizzo degli impianti per le macchine e apparecchi meccanici (68%) e i mezzi di trasporto (70%).

Il clima di fiducia conferma che la fase espansiva prosegue, e infatti si prevede un fine anno ancora favorevole, grazie alla domanda e all’attività produttiva che si sono mantenute positive, anche se negli ultimi mesi le aspettative si sono raffreddate per alcuni elementi percepiti di ostacolo alla produzione: scarsità di manodopera e di materie prime, costi di esportazione in salita così come i tempi di consegna. In media, oltre metà delle imprese regionali (57%) scommette sull’aumento della produzione, a fronte di un 13% di pessimisti e di un 30% che prevede stazionarietà. I settori in cui gli imprenditori sono più positivi sono il legno arredo, carta e stampa e macchine elettriche ed elettroniche, con la quota degli ottimisti che arriva quasi ai due terzi degli imprenditori intervistati. “Un sentiment confermato dall’indagine Ihs-Markit sul manifatturiero italiano: ad ottobre il comparto ha registrato un’altra prestazione notevole e si prevede un ulteriore risultato positivo nell’ultimo trimestre del 2021”, conclude Trevisanato.

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