Tornare al servizio militare obbligatorio è impensabile. Ma fra la naja e il nulla c’è qualcosa che si può fare

Nel 2004 è stato abolito il servizio militare obbligatorio. A distanza di diciassette anni c’è chi vorrebbe ripristinarlo. Oggi -dicono- i giovani sono viziati, pensano solo ai diritti e non ai doveri. Bisogna metterli in riga. Ragionamento un po’ semplicistico. Non tiene conto che se i giovani d’oggi rispetto ai loro genitori sono avvantaggiati dal benessere e dalla tecnologia, sono penalizzati dalla precarizzazione del lavoro e della vita. Sono forse più molli. Ma sono anche più soli. Le famiglie non sono più quelle di una volta. L’educazione è vanificata da una scuola inadeguata e dalla pressione di una società dove imperversano modelli e ideologie aberranti.

Ritornare al servizio militare obbligatorio sarebbe una medicina peggiore della malattia.

A parte l’esigenza imprescindibile di un modello di difesa professionale, non possiamo dimenticare i difetti che hanno portato all’abolizione della “naja”: l’ingiustizia dei raccomandati che restavano a casa, le ruberie sul rancio e sul vestiario di centinaia di miglia di soldati, il nonnismo, i suicidi. E la parità di genere dove la mettiamo? Dovrebbero ricevere “la cartolina” anche le donne? Ripristinare la leva obbligatoria più che una proposta è una suggestione. Parte da buone intenzioni, ma non è la soluzione. 

C’è una terza via, più attuale, più utile, più percorribile: l’istituzione di una Guardia Nazionale. Ogni giovane al compimento degli studi avrebbe l’obbligo di frequentare per un certo periodo, nella sua zona di residenza, con dei richiami periodici distribuiti negli anni, una scuola militare nella quale gli vengono impartite le nozioni fondamentali di educazione civica, di disciplina militare, di difesa personale e di uso delle armi. Una volta compiuto l’addestramento, finalizzato ad avere del personale idoneo da affiancare alle Forze Armate in caso di guerra, di esigenze di ordine pubblico o di calamità naturali, il giovane potrà scegliere se continuare a far parte della Guardia Nazionale o essere inserito nella “riserva”.  Così si prenderebbero due piccioni con una fava: giovani verrebbero formati e la comunità nazionale potrebbe far conto su una forza armata che oggi non c’è e che può essere  sempre molto utile. A maggior ragione oggi che si parla di sostituire le Forze Armate nazionali con una Forza Armata Europea.

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