Vaccini, dopo sette mesi l’immunità cala. L’Italia sta comprando le “terze” dosi?

Uno dei principali errori che il governo italiano ha fatto nella gestione della pandemia è stata la mancanza di programmazione. Siamo stati colti alla sprovvista, d’accordo. Il Covid era qualcosa di di nuovo. Certi errori, specie se fatti davanti all’ignoto, sono plausibili. Ma una volta presa conoscenza del problema un governo deve prevedere e programmare. Quando l’anno scorso a maggio i contagi erano calati, Conte e Speranza non dovevano tirare i remi in barca. Si sapeva che sarebbe arrivata la seconda ondata. Si sono trastullati con banchi a rotelle e monopattini. Qualcun altro ha anche fatto degli affari. Ma non è stato programmato nulla per la riapertura delle scuole né per i trasporti, che sono stati l’incubatoio della seconda ondata. Nè -e questa è un’enormità- si sono premurati di andare a comprare i vaccini, come hanno fatto altri paesi.

Adesso le cose si stanno mettendo meglio. I contagi calano e fra coloro che il covid l’hanno già avuto (7 milioni) e i 15 milioni di vaccini fatti presto dovrebbe essere raggiunta l’agognata immunità di gregge. La campagna vaccinale è in pieno svolgimento e il governo è impegnato a procurare le dosi sufficienti a vaccinare tutti. Ma non basta. Il governo, abbiamo detto, deve programmare. Ma è andato a procurarsi i vaccini per i richiami, cioè per le terze dosi?

L’immunità da covid19 nel giro di 6/7 mesi si attenua fino a scomparire. Quindi già quest’estate quelli che si sono vaccinati a gennaio, medici e infermieri per continuare ad essere protetti dovranno fare il richiamo. E poi, a scalare, via via tutti gli altri. Anche quelli che si vaccinano adesso e quelli che lo faranno dopo, nel giro di sei mesi dovranno fare la terza dose. Gli israeliani, per esempio, se le sono già comprate: 12 milioni di vaccini. Ci stanno pensando Draghi e Speranza? Stanno procurando le terze dosi?

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