L’obbligo vaccinale per gli over50 stabilito dal governo, ma a partire dal 15 febbraio non è segno di forza né di buona salute del governo. Da Draghi c’era da aspettarsi qualcosa di più di quello che è evidente agli occhi di tutti come un compromesso fra i partiti che lo appoggiano. Non entriamo nel merito della decisione che, per chi crede nella validità del vaccino, avrebbe dovuto essere presa già ad ottobre e che oggi sarebbe già tardiva. Figuriamoci farla partire il 15 febbraio! Che senso ha. L’unico che si riesce a trovare è quello di un compromesso fra chi avrebbe voluto l’obbligo vaccinale tout court, come Pd, Renzi e Berlusconi e quelli che non lo volevano proprio, come Conte e Salvini. Una soluzione che, proprio perché presa all’unanimità, puzza di compromesso lontano un miglio. Draghi s’è dovuto barcamenare. Ma non è da lui. Da Supermario, anche per l’emergenza in atto, ci si sarebbe aspettato un “o si fa così o salta il banco”. Chi avrebbe avuto il coraggio di far saltare il governo in un momento come questo? E invece ne è uscita una decisione cerchiobottista, molto democristiana. Perché? 

E’ questa la domanda che gli italiani si devono fare, a prescindere dal merito della decisione in sé.

Come mai Draghi s’è piegato al compromesso? Che c’entrino le elezioni del Presidente della Repubblica che inizieranno il 24 di questo mese? Qui gatta ci cova…