Villafranca come Verona, il centrodestra non regge alla prova della candidatura: Faccioli si candida con la propria civica

Come nove mesi fa a Verona. A Villafranca il centrodestra si spacca e alle prossime amministrative ci saranno due candidati sindaci, l’uscente Roberto Dall’Oca e l’ex Mario Faccioli che questa mattina – qui il nostro video – ha ufficializzato la sua rottura con Fratelli d’Italia e la sua corsa indipendente a maggio. Il tavolo del centrodestra di ieri sera non è andato oltre a proporre a Faccioli di candidarsi nel centrodestra unito, con una propria lista, a sostegno di Dall’Oca. Faccioli di liste in campo ne chiedeva almeno due e da lì nessuno si è schiodato. «Non so cosa deciderà il mio partito – sottolinea Faccioli – io da quando ho quattordici anni milito in questa area, non ho mai chiesto nulla per me. Io metto Villafranca davanti a tutto. Oggi mi gioco la vita, taglio i ponti col passato, mi rivolgo alla mia comunità e ad essa chiedo di condividere con me un percorso aperto, non partitico, che mette al centro prima le persone e poi le tessere di partito; che guarda ai giovani; che dà a Villafranca ed al suo territorio una prospettiva. Di questo ho parlato col mio segretario provinciale, Ciro Maschio, che ringrazio per l’attenzione e per aver portato al tavolo del centrodestra questi miei valori. E’ stato scelto altro, ne prendo atto, e guardo ai miei concittadini».

Faccioli parla di cosa è mancato a Villafranca e anche se “non voglio dir su a nessuno o commentare il lavoro di altri” qualche sassolino dalla scarpa se lo toglie: «In tanti sono venuti qui a prendere un sacco di voti, ma poi le esigenze del Villafranchese sono rimaste lettera morta. In tanti hanno promesso impegno per la comunità poi hanno fatto prevalere egoismo e personalismo scordandosi della propria gente. Guardate, il mio sogno è quello di riuscire a mettermi da parte e di veder crescere una nuova classe dirigente. Cinque anni fa mi è stato chiesto di mettermi da parte – ed infatti da me non avete avuto alcun commento sull’amministrazione – poi ho visto un rimescolarsi della maggioranza, un cambiamento di atteggiamento dove valevano più le tessere che le persone. Così diventa faticoso tenere alta una bandiera, anche se è stata la tua per tanti anni, quando vedi che la tua comunità per queste scelte è in sofferenza».

Verona, Villafranca ma anche Sona e Bussolengo: perchè il centrodestra non riesce a restare unito?

«Perché ragionano al mio opposto: mettono davanti prima gli interessi di parte e poi i cittadini. A me hanno insegnato che prima di tutto vengono i bisogni delle persone; invece questi oggi interessano sempre meno; nessuno ha voglia di costruire una nuova classe dirigente. E i cittadini questo lo percepiscono: non a caso una volta premiano un partito, lo portano alle stelle, e poi lo abbandonano. Io chiedo ai cittadini di Villafranca, soprattutto ai giovani, di scendere in campo con me: questo è un progetto aperto per chi vuole il bene del nostro territorio. Mi appello soprattutto ai giovani che stiamo trattando malissimo».

In che senso?

«Non li ascoltiamo, gli mandiamo contro polizia e carabinieri senza chiederci cosa vogliono, di cosa hanno bisogno; senza lasciarli esprimere, anche sbagliando, anche se hanno un’idea politica diversa dalla nostra. Così li allontaniamo dalla vita pubblica e questo è un errore che pagheremo».

Pochi giorni fa si dichiarava un “soldato” di centrodestra, pronto ad ubbidire. Oggi cosa teme? l’espulsione da Fratelli d’Italia o si dimetterà prima lei?

«Ripeto, sono in questo ambito politico da quando avevo 14 anni. Non ho mai chiesto nulla. Ho servito con piacere la mia città: non ci sono stati sacrifici, ma gioia di fare; non è stato un lavoro ma una passione. La destra è la mia casa. Comprendo l’ansia giornalistica di mettermi una etichetta, ma io ho imparato amministrando ed ho amministrato senza guardare alla tessera di partito o alle idee politiche dei miei concittadini. Lo può chiedere a chiunque. E, guardi: del mio progetto io ho parlato con tutti: dalla destra alla sinistra, perchè si amministra per tutti e non soltanto per una parte».

Il dado è tratto o c’è spazio per ripensamenti?

«Siamo al 15 di marzo, di tempo ne è trascorso anche troppo. No, non torno indietro»

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