C’è un nuovo focolaio in Europa, nella Francia meridionale, a Adge, dipartimento dell’Hérault,  Occitania, che preoccupa le autorità sanitarie europee e che porta Luca Zaia a raccomandare ai veneti in rientro da quella zona turistica di sottoporsi al tampone ed ai test rapidi che sono disponibili in tutte le aziende sanitarie venete nei punti di accesso rapido. Preoccupazioni analoghe, anche se di minore intensità, riguardano i turisti che rientrano da Regno Unito, Olanda e Germania.

Perché è col  rientro dalle vacanze che si registra la ripresa della pandemia: dei 119 veneti trovati positivi ieri, e resi noti questa mattina da Zaia nel punti stampa alla Protezione Civile, una buona fetta è appena rientrata dalla Croazia mentre un focolaio più piccolo si trova in un macello Aia.  I dati di oggi non lasciano molto spazio all’immaginazione: i decessi sono arrivati a 2100 unità, 297 in più rispetto al 18 maggio scorso; ad oggi sono stati effettuati 1,416 milioni di tamponi e i positivi sono 21.534, 2mila2584 unità in più rispetto alla fine del maggio scorso. Sono raddoppiate le persone in isolamento: oggi 6.565 contro le 3870 del 18 maggio. Certo, sono aumentate anche le dimissioni – 3808 contro le 3187 di maggio – ed è crollato il numero dei ricoverati – oggo 118 contro i 541 di maggio – ma non c’è ragione di sottovalutare il pericolo.

Come evidenzia Giovanni Serpelloni, direttore del Neuroscience Clinical Center di Verona: « Alcuni studi ( Yu F. 2020, Zheng S. 2020, Pan Y. 2020) dimostrano che più aumenta la carica virale e più aumenta la possibilità di trasmissione dell’infezione, ma anche di sviluppare malattia severa. La carica virale acquisibile si incrementa  anche con l’aumento del tempo di esposizione in condizioni di rischio, come quella degli assembramenti con alto numero di persone e forte prossimità. La frequentazione di mezzi di trasporto pubblici stipati di persone, di bar affollati, delle discoteche, delle feste e delle manifestazioni che spesso si vedono riportate anche dai media, contribuiscono a far aumentare la massa circolante totale e trasmissibile  del virus che in queste condizioni  può essere anche acquisito in quantità superiori. Purtroppo anche le aule scolastiche possono produrre questo effetto. Qualche tempo fa, studi accreditati, avevano anche determinato che la riduzione osservata della gravità clinica negli ultimi casi di COVID19 ricoverati presso gli ospedali, era anche in relazione ad una minor carica virale rilevata nei pazienti rispetto a quelli ricoverati nei primi mesi. Mantenere basso questo parametro è quindi fondamentale. ».

Anche da qui l’allarme ulteriore di Luca Zaia: «Abbiamo la necessità di eseguire test rapidi di accertamento su tutto il personale delle scuole in Veneto. Intendiamo farlo attraverso i medici di base, ma abbiamo ricevuto delle segnalazioni di indisponibilità. Spero che questo atteggiamento cambi, in fondo si tratta di testare soltanto una ventina di  persone per ogni medico di base, così da poter presentarci alla riapertura della scuola con qualche certezza in più».