(di Gianni De Paoli) Conte mette le mani avanti. “Ritengo che le regionali non avranno incidenza sul governo” ha dichiarato testualmente. Parole che valgono un sondaggio. A Giuseppi hanno detto che le elezioni regionali ormai prossime – mancano due settimane al 20 settembre- saranno un altro segnale sfavorevole al suo governo. E’ prevista una larga vittoria del centrodestra che lui sa essere unito, a differenza della compagine governativa e di tutta la sinistra che sono divise e marciano in ordine sparso. In Veneto, la regione più a destra d’Italia, il successo di Zaia sarà di proporzioni bulgare.
In Liguria Toti viaggia con un vantaggio di 17 punti sul rivale appoggiato da Pd e M5S. Nelle Marche i sondaggi danno in vantaggio il centrodestra di 5/7 punti. In Puglia Fitto (centrodestra) è in lieve vantaggio sull’uscente di sinistra Emiliano.
Anche la Toscana, tradizionale roccaforte rossa vacilla: la candidata leghista del centrodestra in rimonta ha ormai raggiunto Giani del centrosinistra. Unica certezza per i compagni la Campania, con l’estroverso governatore De Luca. Se si verificasse un 4-2 in favore del centrodestra per il governo per la maggioranza giallo-rossa sarebbe una bella botta. Soprattutto se si considera che cadono nelle mani di Salvini e Meloni regioni storicamente orientate a sinistra.
Se poi a tutto questo s’aggiungesse la vittoria del NO al concomitante referendum sull’inutile taglio dei parlamentari, per Conte e per i grillini sarebbe un vero e proprio bagno di sangue. Al di là del risultato elettorale in sé, che dimostrerebbe ancora una volta che il centrosinistra nel paese è minoranza e che l’attuale Parlamento non è più rappresentativo della volontà popolare, quello che più peserebbe è l’aspetto psicologico sul morale della truppa dei cinquestelle, già minato da tante delusioni e defezioni, che vedrebbe gettata nel fango la sua bandiera demagogica del taglio della rappresentanza popolare.