(Di Gianni Schicchi) La Quinta Sinfonia in do diesis minore di Gustav Mahler è un capolavoro assoluto e costituisce il giusto impegno per inaugurare una stagione importante come quella che la Fondazione Arena sta per affrontare, da questa sera alle 20 con replica domani sabato 25 febbraio (ore 17) al Teatro Filarmonico. La Sinfonia era da due anni nei piani del sovrintendente Cecilia Gasdia, rimandata solo a causa del Covid, ma ora può finalmente trovare l’adeguato spazio per affermarsi.
La dirigerà il maestro Eckehard Stier, esperto concertatore di Dresda, già salito sul podio delle più grandi istituzioni musicali europee, qui al suo debutto veronese. Mahler concepì la Sinfonia tra il 1901 e il 1902, ma la versione definitiva risale al 1911, quando il musicista volle rivedere alcuni tratti. La prima esecuzione avvenne a Colonia nell’ottobre del 1904 sotto la direzione dello stesso autore, con i cinque tempi disposti in modo da formare tre grandiose strutture sonore. I primi due e gli ultimi due costituiscono in realtà blocchi unitari, in mezzo ai quali si colloca il tempo di maggiore mole: lo Scherzo. All’attacco, questo tempo ha le parvenze del solito ländler tanto amato dall’autore, ma dopo l’intonazione pastorale delle prime pagine si innesca un crescente processo di corrosione dell’iniziale semplicità della danza in una prospettiva visionaria.
Il famoso Adagietto che segue è un brano del più intenso lirismo. Nella dolcezza degli archi e dell’arpa, a cui si affida l’intero movimento, il ritmo diventa ondeggiante, prendendo forma direttamente dalla lunga, estenuata melodia, che dapprima trasognata e dolorosa, si eleva nel centro per poi ricadere con toni appassionati.