(Di Gianni Schicchi) Ieri sera l’evento tanto atteso, con una prima nazionale di “Letti d’amore” per la drammaturgia di Fausto Costantini e Raffaello Fusaro, nella regia di quest’ultimo.

Un medley in versi shakespeariani che ha voluto celebrare passioni e sentimenti umani legati all’amore, ma non sempre e solo quelli. Infatti fra scorci musicali e proiezioni di paesaggi boschivi si sono susseguiti sul palcoscenico del Teatro Romano, racconti visionari, di sogni popolati da ricordi, di tradimenti, di potere, passioni, ironie, con monologhi e dialoghi fra le due coppie di interpreti. 

Ne sono stati gli applauditi protagonisti: Filippo Dini (ha rimpiazzato improvvisamente Adriano Giannini assente per altre concomitanti recite), Francesco Montanari, Laura Morante e Giuliana De Sio, impegnati ad alternarsi in ruoli che hanno cambiato di continuo per ricordare alcuni memorabili personaggi di Shakespeare, legandoli anche al nostro tempo. A loro si sono aggiunti pure il brillante Andrea Bellacicco in veste di narratore e due coppie di danzatori-acrobati della ResExyensa Dance Company che hanno compiuto poi un loro spettacolo, tutto a parte.

In scena fra i personaggi femminili dunque: Ofelia, Giulietta, Lady Macbeth, Desdemona, dove è emersa una Morante a dir poco eccezionale. Meno brillante ci è parsa invece la De Sio in Rosalinda anche per una lettura dai toni frenetici, a volte incomprensibile. E fra i personaggi maschili: Otello, Romeo, Antonio, Macbeth, dove Francesco Montanari ha disegnato un Antonio dal Giulio Cesare di particolare effetto, specie nell’arringa culminante dell’orazione funebre, sostenuta con una sofisticata retorica politica che capovolge la situazione spostando il favore della folla dai congiurati ai sostenitori del cesarismo. Ma da citare anche il suo “ebreo” da Il Mercante di Venezia o lo spassosissimo dialogo Petruccio – Caterina (La bisbetica domata) con la Morgante. 

Dal canto suo Filippo Dini non si è fatto cogliere impreparato dalla chiamata improvvisa e si è difeso con grande mestiere, soprattutto nella parte di Bruto che nello scontro-incontro con Rosalinda. Insomma i protagonisti dello spettacolo hanno convinto dal canto loro, per il ritmo e il brio espressi, in grado – nello spazio del sottinteso più che dell’esplicitato – di coinvolgere lo spettatore in una corrente di simpatia scanzonata e impertinente, mai veramente malevola. 

A parte il loro valore bisogna tuttavia sottolineare come lo spettacolo in sé abbia mostrato spesso delle fragilità, degli slegamenti tra gli argomenti affrontati. Non ha offerto una continuità di temi, di motivazioni e non ci è parso un’occasione all’altezza (poco anche il pubblico presente) di un’inaugurazione importante come quella del Teatro Romano. Insomma si è trattato più di un florilegio generale a Shakespeare che altro. Aspettiamo con fiducia e speranza i pezzi “grossi” che arriveranno con i prossimi appuntamenti, Le allegre comari di Windsor (13-14 luglio), Aspettando re Lear (20-21 luglio), Napoleone, la morte di Dio (28-29 luglio), Romeo e Giulietta (1-9 settembre). 

Come contorno in palcoscenico c’era poi l’esibizione delle due coppie di danzatori-acrobati che ha ricevuto ovazioni e un consenso straordinari, specie quando con due cerchi giganti in ferro è riuscita ad inanellare acrobazie di grande effetto e spettacolarità. Ma se gli applausi più convinti del pubblico sono andati alla danza e non alla prosa…. 

In apertura di serata, l’applaudita esibizione della Banda dell’Esercito Italiano, con un finale dedicato a musiche di Ennio Morricone a tre anni dalla scomparsa e la consegna del Premio Simoni al grande Franco Branciaroli. Il famoso attore e regista milanese, nel ringraziare del riconoscimento, ha voluto leggere una commovente lettera scrittagli da Carmelo Bene in punto di morte. Il premio straordinario “Una vita per il teatro” è andato infine a Gianpaolo Savorelli, in omaggio ai suoi 45 anni come direttore dell’Estate Teatrale Veronese.