(di Gianni Schicchi) Nuovo concerto de I Virtuosi Italiani al Teatro Ristori con una vecchia conoscenza: il celebre violinista belga Michael Guttman, solista giramondo, spesso in Italia con incarichi artistici anche in Toscana (Pietrasanta) per via di un festival estivo. Un concerto “miscellanea”, senza una precisa linea programmatica e con una vaga denominazione: di viaggio immaginario, “Da Venezia a Shanghai”, dettata probabilmente dal compositore che ha aperto la serata (Vivaldi) e dalla giovane violoncellista cinese Jing Zhao che ha accompagnato Guttman.
Un concerto che è uscito spesso da una certa ortodossia classica per addentrarsi in un ambito più crossover, proponendo pagine di noti arrangiatori, come il francese Michael Legrand, l’argentino Jorge André Bosso e il noto compositore siciliano Eliodoro Sollima. Pagine peraltro molto piacevoli all’ascolto (sconosciute forse al grande pubblico), come Musica da Yentl del primo, colonna sonora tolta dal film omonimo con Barbara Streisand del 1983 e Toccata per violino e violoncello del maggior compositore argentino, Alberto Ginastera, come secondo, trascritta da Bosso. Quanto a Eliodoro Sollima si è divertito nel destreggiarsi, con estremo garbo e cognizione, sulle note rossiniane del celebre Un larme rossiniano (una lacrima).
Michael Guttman e Jing Zhao, “già compagni di ventura” a Pietrasanta si sono divisi equamente la serata addentrandosi, in perfetta sincronia di intenti (e con una consumata bravura), nel Concerto per i due strumenti in si bemolle RV 547 di Vivaldi e nella Toccata di Ginastera, nella trascrizione ed elaborazione di Bosso. Il violinista belga, come singolo solista si è quindi cimentato (oltre a Yentl di Legrand) nel raro Concierto para quinteto per violino e nel celeberrimo Libertango di Piazzola, condotto con tempi velocissimi e sostenuti strappi di archetto.

Ma ha lasciato molto spazio poi alla giovane cinese per mostrare di che pasta sostanziosa è formato il suo violoncello, a cominciare appunto dal lavoro Un larme di Rossini/Sollima, per continuare con l’Adagio con Variazioni di Ottorino Respighi, un pezzo giovanile (1921), dedicato all’amico compositore e violoncellista bolognese Antonio Certani, il cui tema si ispira ad un canto popolare romagnolo; un tempo lento facente parte di un altro suo Concerto per lo strumento del 1902.
La talentuosa Jing Zhao, che è prima parte in una importante formazione orchestrale cinese, lo ha affrontato con una esecuzione di grande trasparenza ed eleganza (ben sostenuta dalla viola di Andrea Maini e dall’arpa di Francesca Tirale), capaci di restituire un mondo di nostalgica malinconia che bene si è addetto a queste musiche, di un tardo romanticismo e già vagamente decadenti. La trascrizione di Sollima ha una naturalezza che non tradisce l’originale destinazione, capace di trasportare immediatamente nel clima e di mantenere le promesse del titolo.
Guttman si è quindi superato nel grande lavoro di Ginastera, da cui Bosso ha tratto diversi spunti per la sua trascrizione (quando potremo ascoltare l’intero concerto nella sua stesura originale?). Senz’altro una delle opere più ardue sul piano tecnico di tutta la letteratura per violino, appartenente all’ultima maniera del compositore, da lui stesso definita “neo espressionista”. Questo bizzarro e fascinoso Concerto, di cui Bosso trascrive il finale Perpetuum mobile (Toccata) è di un virtuosismo straordinario in cui viene trascinata anche tutta l’orchestra de I Virtuosi Italiani. Per questo va maggiormente elogiata la proposta e l’esibizione del solista belga che ha fronteggiato il paradossale campionario di insidie tecniche con una disinvoltura quasi irritante. Ma la facilità con la quale ha risolto passaggi al limite dell’eseguibile invece di tradursi in rilassatezza gli ha consentito di spremere tutti i possibili[AM1] succhi espressivi contenuti nella partitura.
Dunque novanta minuti di bella musica, spesso davvero coinvolgente, salutata al termine dai ripetuti consensi del pubblico e ripagata col bis di una stagione piazzoliana.