(di Paolo Danieli) Non si conosce ancora la causa del blackout che ieri, improvvisamente, ha colpito la Spagna, il Portogallo e il sud della Francia. Parlano di un raro evento atmosferico, di un sovraccarico o di un attacco hacker. Ancora non si sa niente. Ma di una cosa dobbiamo essere consapevoli: della fragilità della società in cui viviamo.
E la causa del blackout rimane sconosciuta
Tutto quello che ci serve, ogni giorno, dipende dall’elettricità. Senza si ferma tutto. Rimaniamo chiusi in ascensore, si fermano i treni, non funzionano più i telefonini, si bloccano i computer e i pagamenti delle banche, gli aerei non possono più volare, qualsiasi tipo di comunicazione salta, le fabbriche si fermano, le merci nei frigoriferi marciscono, gli ospedali funzionano solo con i generatori, ma poi…Quando il gasolio finisce e anche le ultime batterie si sono scaricate?

La nostra società non è in grado di sopportare per più di qualche ora un blackout generale. E questo la rivela, al di là delle apparenze, fragile. Assomiglia a quei castelli fatti con le carte. Basta un soffio e tutto crolla.
Non ce ne rendiamo conto perché tutti i giorni, in ogni momento, facendo qualunque cosa, dipendiamo dall’elettricità. Ma la consideriamo qualcosa che c’è, punto e basta. Non è previsto che se ne possa fare a meno. O, al massimo, che posa mancare per qualche minuto. Un guaio se per qualche ora.
Ma se non ci fosse e per qualche causa imprevista o che, come nel caso di ieri, ancora non conosciamo, venisse a mancare per un lungo periodo?
Insomma, di punto in bianco senza energia elettrica si ritorna indietro di un secolo, ci ritroviamo in un altro mondo dove pochi si spostavano e dove tutto scorreva più lentamente. E ci troveremmo all’improvviso anche senza memoria, perché tutto ormai viene conservato nei file dei nostri computer. Forse una riflessione andrebbe fatta.