(m.z.) Luciano Faccioli, psicoterapeuta e allenatore di lungo corso con alle spalle varie esperienze come responsabile di scuole calcio veronesi (attualmente è responsabile della scuola calcio dell’Acd Olimpica Dossobuono) ha partecipato come relatore a The Coach Experience una tre giorni (5-6-7 giugno) dedicata agli esperti del mondo del calcio svoltasi nel quartiere fieristico di Rimini e organizzata dall’Associazione Italiana Allenatori Calcio (A.I.A.C.). Tra incontri, confronti e scambi di idee è salito in cattedra anche Faccioli che ha esposto il suo intervento sui 4 punti cardinali della scuola calcio”, titolo del suo prossimo libro in uscita tra una quindicina di giorni (QuiEdit, 22 euro con introduzione di Barbara Rossi e Alberto Malesani).

Rilanciare il modo di fare calcio nelle scuole calcio con i 4 punti cardinali

“Il vecchio modello di allenamento – racconta Faccioli – non funziona più, è sotto gli occhi di tutti la profonda crisi del calcio italiano. Questo non è certo da ricercare nel fatto che “in Italia non nascono più talenti” come ho sentito dire da illustri esponenti del mondo del calcio, ma molto probabilmente in altri fattori “ambientali” che non permettono ai giovani di talento di emergere”. 

“Il mio intervento punta a rilanciare un modo di fare calcio alla Scuola Calcio (5-12 anni) che sia in linea con i bisogni educativo-formativi dei bambini di oggi e con le richieste del calcio. Questo obiettivo è raggiungibile se si riesce a fondare l’intervento e le esecitazioni della scuola calcio sulle più moderne evidenze scientifiche intorno all’apprendimento motorio e al peso della dimensione emotiva su di esso, proponendo attività che si collochino all’interno di 4 capisaldi da osservare assolutamente (i 4 punti cardinali)”.

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Si parte dal gioco collettivo: “I bambini si approcciano allo sport e al calcio per motivazioni essenzialmente intrinseche: stare con i loro amici, divertirsi, imparare”. Si passa al livello di sviluppo dove la proposta esercitativa deve sempre essere tarata sui bambini. “Sembra una cosa scontata – sottolinea Faccioli -, ma spesso non lo è. Bisogna trattare i bambini come bambini e non da piccoli adulti”. Il terzo punto riguarda l’ambiente: “E’ fondamentale creare un ambiente di apprendimento emotivamente sicuro e supportante per mettere tutti i bimbi nella condizione migliore per imparare”. Il quarto e ultimo chiama in causa la neuoplasticità (capacità del cervello di cambiare): “Per sfruttare appieno questa caratteristica funzionale del cervello serve un ambiento di apprendimento dove il bambino impari per prove ed errori. Se si crea un ambiente rispettando questi 4 punti si soddisfano 2 bisogni fondamentali della persona, l’autonomia e la creatività, condizioni fondamentali per un buon sviluppo personale, un buon adattamento e buon benessere, sia in campo che nella vita”.

Il principio dell’A.A.: il miglior modo per permettere al bambino di imparare

Il principio cardine su cui Faccioli imposta il suo lavoro sul campo è uno solo per tutta la scuola calcio: il principio A.A. – in possesso di palla ci si allontana dalla palla, in non possesso di palla ci si avvicina alla palla – un concetto che l’allenatore valeggiano ha imparato da Mister Alberto Malesani. “L’apprendimento delle strumentalità all’interno di un ambiente che rispetta i 4 punti cardinali e in cui i bambini acquisiscono come forma mentis per affrontare la gara è il principio A.A.. Questo garantisce una equilibrata formazione personale, mette il bambino nella migliore condizione per imparare e quindi permette a tutti i bimbi di dare il meglio e di imparare al massimo delle proprio possibilità”.

Faccioli, che lo scorso anno ha frequentato il corso di specializzazione in “Psicologia del Calcio” a Coverciano, conclude: “E’ stata una bella esperienza di confronto con tanti professionisti del settore calcio, docenti dei corsi, allenatori e preparatori di società professionistiche, mi sono potuto confrontare con tante persone alcune già conosciute altre di nuova conoscenza. Al termine della mia presentazione ho avuto parecchi riscontri positivi e qualche richiesta di intervento formativo (per la scuola calcio) da parte di società calcistiche italiane. Mi piacerebbe rifarela anche il prossimo anno, magari anziché con un incontro solo replicandolo per due giornate in modo da poter incontrare e sensibilizzare a questi argomenti molti più addetti ai lavori”.

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