(Angelo Paratico) La disputa fra Silvio Leoni e il figlio Simone ci ha fatto capire quanto siano lontani certi valori per alcuni, e vicini per altri e che paiono datati mentre invece restano eterni. 

Simone Leoni, neoeletto Presidente di Forza Italia giovani aveva definito un codardo il generale Vannacci. Era intervenuto il padre Silvio, dicendogli con una lettera al Tempo che non era degno neppure di pulire gli scarponi del vicepresidente della Lega e gli ricordava quanto la nonna del ragazzo, sua madre, gli aveva raccomandato.

C’è una poesia di Rudyard Kipling (1865-1936) che è ormai una delle più celebri al mondo, s’intitolaIf”in inglese e “Se” in italiano, e vien vista come l’apice della moralità vittoriana in Gran Bretagna. Silvio Leoni ricordando le raccomandazioni lasciate dalla nonna al nipote, intendeva trasmettere questo messaggio ai discendenti. Un messaggio identico a quello racchiuso nella poesia di Kipling.

Copertina de La Guerra nelle Montagne di Rudyard Kipling 1917
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Rudyard Kipling, nato in India, vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1907, a soli 41 anni.

La sua popolarissima poesia la scrisse nel 1895 ma fu pubblicata nel “Poesie scelte di Rudyard Kipling. Rewards and Fairies” del 1910.  Egli, purtroppo, fu poi costretto a mettere in pratica quei duri insegnamenti che aveva enunciato nella sua poesia, dopo che il suo unico figlio cadde nel 1914, in Francia, colpito da una palla tedesca. Avrebbe dovuto essere scartato perché aveva delle leggere menomazioni fisiche, ma il padre brigò per farlo partire per il fronte. La moglie non lo perdonò più per questo e gli altri letterati, invidiosi della sua fama, lo dileggiarono, accusandolo di essere stato un guerrafondaio e di aver ricevuto quel che si meritava.

Quel se ha certamente un’origine classica: ricorda la stringata risposta dal Senato di Sparta a una elaborata lettera di minacce a loro indirizzata da Filippo di Macedonia, nella quale diceva che…se fosse riuscito a entrare nel Peloponneso, la regione controllata da Sparta, avrebbe distrutto tutto, e perciò dovevano arrendersi subito. E il Senato spartano rispose con una lettera nella quale stava scritto solo se

Indro Montanelli diceva di aver posto questo poema a capo del suo letto per poterlo leggere prima di addormentarsi.

SE

Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te

l’hanno persa e danno la colpa a te.

Se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,

ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.

Se sai aspettare senza stancarti dell’attesa,

o essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,

o essendo odiato, non dare spazio all’odio,

senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;

Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;

Se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,

Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta

e trattare questi due impostori allo stesso modo.

Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto

distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui,

o guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,

e piegarti a ricostruirle con strumenti usurati.

Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune

e rischiarlo in un unico lancio di una monetina,

e perdere, e ricominciare daccapo

senza mai fiatare una parola sulla tua perdita.

Se sai costringere il tuo cuore, nervi, e polsi

a sorreggerti anche quando sono esausti,

e così resistere quando in te non c’è più nulla

tranne la Volontà che dice loro: “Resistete!”

Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,

o passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con la gente comune,

se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,

se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.

Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto

dando valore a ognuno dei sessanta secondi,

tua è la Terra e tutto ciò che contiene,

e – cosa più importante – sarai un Uomo, figlio mio!

IF

If you can keep your head when all about you

Are losing theirs and blaming it on you;

If you can trust yourself when all men doubt you,

But make allowance for their doubting too:

If you can wait and not be tired by waiting,

Or being lied about, don’t deal in lies,

Or being hated, don’t give way to hating,

And yet don’t look too good, nor talk too wise;

If you can dream-and not make dreams your master;

If you can think-and not make thoughts your aim,

If you can meet with Triumph and Disaster

And treat those two impostors just the same:

If you can bear to hear the truth you’ve spoken

Twisted by knaves to make a trap for fools,

Or watch the things you gave your life to, broken,

And stoop and build ‘em up with worn-out tools;

If you can make one heap of all your winnings

And risk it on one turn of pitch-and-toss,

And lose, and start again at your beginnings

And never breathe a word about your loss:

If you can force your heart and nerve and sinew

To serve your turn long after they are gone,

And so hold on when there is nothing in you

Except the Will which says to them: “Hold on!”

If you can talk with crowds and keep your virtue,

Or walk with Kings-nor lose the common touch,

If neither foes nor loving friends can hurt you,

If all men count with you, but none too much:

If you can fill the unforgiving minute

With sixty seconds’ worth of distance run,

Yours is the Earth and everything that’s in it,

And-which is more-you’ll be a Man, my son!