(Angelo Paratico) Il Dalai Lama ha detto che dopo la sua scomparsa egli si reincarnerà, non necessariamente in un bambino o in un uomo tibetano, ma per la prima volta potrebbe essere una donna. Tutti ricordiamo il bellissimo Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci nel quale si accennava a questi punti.
Ma subito è arrivata una dura nota del regime comunista guidato da Xi Jinping che ha ribadito che il suo successore verrà scelto dal Partito Comunista Cinese, dato che il Tibet è parte integrante della Cina.

La mancata cittadinanza
A Verona nel 2012 vennero raccolte delle firme per conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama, Tenzin Gyatso, come leader spirituale dei tibetani, ma non si arrivò all’approvazione. I nostri cugini padovani, invece, votarono a favore per il riconoscimento al leader tibetano. Il sindaco di Padova Flavio Zanonato fece passare la mozione ma scoppiò una violenta lite fra i membri della giunta, con scambio di accuse pesantissime. La decisione del Comune di Padova arrivò circa 20 giorni dopo le polemiche scoppiate a Milano, dove il consiglio comunale decise invece di non assegnare tale alta onorificenza all’autorità teocratica del Tibet, per non irritare la Cina, che considera il Dalai Lama un nemico. I rappresentanti della Cina Popolare in Italia avevano fatto capire alla Moratti che se gli fosse concessa la cittadinanza onoraria, la Cina avrebbe potuto disertare Expo 2015 a Milano.
Il Dalai Lama lancia un sasso in piccionaia
L’esercito cinese invase il Tibet per la prima volta nel 1959 per sottometterlo al controllo del Partito Comunista. Da allora, il XIV Dalai Lama, al secolo Tenzin Gyatso, vive in esilio a Dharamsala, una città himalayana nell’Himachal Pradesh, nel nord dell’India. Il leader buddista, vincitore del Premio Nobel per la Pace, ha viaggiato in tutto il mondo per promuovere la non violenza e la “vera” autonomia e libertà culturale e religiosa dei tibetani. Irritata dalle dichiarazioni del Dalai Lama, la Cina sta invece cercando di portare sotto al controllo dello Stato tutti gli elementi dell’istituzione religiosa tibetana. Vuole inoltre assorbire il popolo tibetano in un’unica nazione, attorno al Partito Comunista.
L’annuncio del XIV Dalai Lama ha posto fine a decenni d’incertezza sul futuro della religione spirituale tibetana. Negli ultimi decenni i cinesi hanno cercato di imporsi nelle discussioni sul Dalai Lama. Questo perché Pechino considera il leader spirituale un “separatista” che cerca l’indipendenza dal Tibet, indebolendo così il controllo della Cina sulla regione.
Pechino insiste che il prossimo Dalai Lama dovrà ottenere l’approvazione del governo (come già succede con i vescovi nominati dal Vaticano) prima di essere proclamato e che il modo migliore per decidere è attraverso un sistema di sorteggio. Ma le speranze di Pechino sembrano essere state deluse, poiché oggi il leader in carica ha riunito i monaci buddisti tibetani di alto rango a Dharamsala e ha affermato, ex cathedra che il suo ufficio ha “l’autorità esclusiva” sulla prossima reincarnazione. Ha affermato di essersi consultato con i capi delle tradizioni buddiste tibetane e altri leader religiosi per cercare e riconoscere un successore secondo le tradizioni.
La nomina del Dalai Lama è una tradizione vecchia di secoli e sostenuta dai buddisti tibetani. I credenti dicono che il prossimo leader si reincarnerà sempre dopo la morte del precedente. E sui monaci anziani cade il compito di scoprire chi è il santo successore, cercandolo in lungo e in largo. Essi credono che il prescelto custodisca l’anima del suo predecessore. L’attuale Dalai Lama, il quattordicesimo in ordine di successione, è stato identificato quando aveva solo 2 anni e stranamente sta godendo di ottima salute, pur essendo tanto anziano. In passato tutti i Dalai Lama, dovendo sostenere il peso di varie reincarnazioni, sono morti abbastanza giovani.
I membri anziani del gruppo, che includono i suoi assistenti, svolgeranno le procedure di ricerca e riconoscimento secondo la tradizione del passato, e verranno guidati da profezie e miracoli.
Chi sarà il XV Dalai Lama?
Le reincarnazioni si sono sempre limitate a bambini maschi provenienti dal Tibet, ma negli ultimi anni sono cresciute le speculazioni sul fatto che il futuro prescelto potrebbe non essere un maschio. Lo stesso Dalai Lama ha ammesso che il suo successore non sarà né tibetano né cinese, dato il numero crescente di fedeli che vivono fuori dalla regione. Dei 140.000 tibetani in esilio, infatti, la metà vive in India.
Il Dalai Lama è nato nel 1935 con il nome di Lhamo Dhondup in una famiglia di coltivatori di grano saraceno e orzo in quella che oggi è la provincia nord-occidentale cinese del Qinghai. All’età di due anni, dopo aver identificato diversi oggetti appartenuti al suo predecessore, è stato riconosciuto da una commissione di ricerca come la quattordicesima reincarnazione del leader spirituale e temporale del Tibet. Fu lui ad accogliere Heinrich Harrer e Giuseppe Tucci a Lhasa.
9 anni dopo aver assunto la sua carica, crebbe il timore che il Dalai Lama potesse essere rapito da Pechino e una successiva repressione da parte dell’esercito cinese lo costrinse a fuggire travestito da soldato semplice, dal palazzo di Lhasa, dove i suoi predecessori avevano detenuto un potere assoluto. Nel 2011 annunciò che avrebbe rinunciato al suo ruolo politico, cedendo le sue responsabilità a un leader eletto dal governo tibetano in esilio. Era stato nominato Penpa Tsering e come ha dichiarato oggi, in seguito alla richiesta sincera e unanime dei tibetani di tutto il mondo affinché la carica di Dalai Lama continuasse: “Per il bene di tutti gli esseri senzienti in generale e dei buddisti in particolare”. In una dichiarazione ha affermato: “In risposta a questa supplica travolgente, Sua Santità ha dato prova di infinita compassione e ha finalmente accettato la nostra richiesta in questa occasione speciale del suo 90° compleanno”.
Un’altra importante reincarnazione, quella del Panchen Lama era stata riconosciuta in Cina nel 1996 ma quel ragazzo fu prontamente fatto sparire dalla Cina e non si sa più dove sia finito, né se sia vivo o morto.
Tsering ha anche avvertito la Cina di non interferire nel processo decisionale del successore, poiché si tratta di una tradizione buddista tibetana unica, ha detto: “Condanniamo fermamente l’uso della reincarnazione da parte della Repubblica Popolare Cinese per i propri fini politici e non lo accetteremo mai”.