( Alberto Lorusso*) Sabato ho partecipato a un evento organizzato dall’attuale Amministrazione comunale.
A margine, mi sono fermato a scambiare qualche parola con alcuni esponenti della Maggioranza — di cui non dirò i nomi: se lo vorranno, potranno rivelarsi loro. Ho parlato con semplicità, in modo diretto, come credo si debba fare quando si ama la propria città. Ho espresso quello che vedo e che, credo, vedono tutti: Verona soffre. Soffre di incuria, di ritardi, di scelte mancate. E di buche — in senso letterale e metaforico.

municipio

Quando ho fatto notare il problema delle strade dissestate, mi è stato risposto che la colpa sarebbe delle precedenti Amministrazioni, che non avrebbero vigilato sull’esecuzione dei lavori. A detta loro, l’asfalto sarebbe stato steso con uno spessore inferiore a quello previsto dai contratti. Ora, se davvero fosse così, la Procura della Repubblica ne è stata notiziata?
Ma, al di là di questo, quella risposta rivela qualcosa di più profondo: la mancanza, da parte di chi fa politica oggi, di senso della realtà.
Anche ammesso che l’origine del problema sia quella, una volta che me l’hai spiegato, la buca resta lì.

buca

Io, cittadino, non sto chiedendo spiegazioni: sto chiedendo interventi. È come se, mentre affetto le cipolle, mi tagliassi, andassi al Pronto Soccorso e il medico, invece di mettermi i punti, mi mandasse via spiegandomi che “maneggiando un coltello è possibile tagliarsi”. Ai cittadini non interessa il motivo per cui un problema esiste: interessa che venga risolto. Molti politici sembrano non capire che la loro permanenza al vertice non è lo scopo, ma lo strumento per raggiungere risultati.

Il problema è la buca


Quando si difendono come ho sentito fare sabato, rivelano di non aver chiaro questo principio elementare. Ecco la distanza che separa la vita di noi cittadini da quella dei politici: vivono in un’altra dimensione. Non capiscono che il problema non è la delibera, né il colore politico di chi firma una proposta, né l’indice di gradimento o il sondaggio. Il problema è la buca. Perché una buca non diventa meno buca se mi dai una spiegazione convincente del perché si è creata: resta una buca.
E finché resta lì, la giustificazione è solo una distrazione.

Questo è il tratto tipico di una politica insensata e autoreferenziale, che considera sé stessa un fine e non un mezzo: si assolve da sola, raccontando le cause, invece di agire sulle conseguenze. E, nel frattempo, i cittadini annegano.
Io credo, invece, che l’Amministrazione pubblica sia — e debba tornare a essere — uno strumento di servizio. Chi amministra non deve spiegare, deve risolvere. Non deve proteggere sé stesso, ma la città. Non deve costruire alibi, ma risultati.

Questo è, per me, lo spirito del servizio pubblico: la concretezza delle soluzioni, non la dialettica delle scuse. Ecco la differenza tra chi fa politica per sé e chi la fa per gli altri. Verona ha bisogno di questo: di persone che vedano la buca e prendano la pala, non il microfono.
Il resto sono solo parole.

*Verona Riparte