Cambia nome la multiutility di Verona e Vicenza. Bisinella: «Scelta illogica, costosa e priva di trasparenza»

La notizia del rebranding di Agsm Aim, che dovrebbe trasformarsi in Magis, solleva un’ondata di critiche nel panorama politico veronese e vicentino. A guidare le contestazioni è Patrizia Bisinella, capogruppo di Fare con Tosi, che annuncia la presentazione di un’interrogazione urgente per fare chiarezza su una decisione definita «inspiegabile, illogica e priva di trasparenza».

«Che Agsm Aim volesse rinfrescare il logo, dopo la fusione avvenuta nel 2021, poteva anche essere comprensibile. Nessuno è contrario a uno svecchiamento dell’immagine», afferma Bisinella. «Il vero problema è un altro: perché cambiare il nome? Qual è la motivazione reale dietro un renaming di un brand storico che appare privo di logica, di necessità e soprattutto di trasparenza?».

Non più Agsm Aim. Diventerà Magis 
Patrizia Bisinella

Un marchio storico cancellato?

La consigliera ricorda che Agsm, nata nel 1898, ha attraversato oltre un secolo di storia mantenendo un forte radicamento territoriale, valore condiviso con Aim Vicenza dopo la fusione. «Cancellare questa identità con la semplice spiegazione di voler competere meglio sul mercato nazionale appare un’operazione non chiara e nemmeno commercialmente comprensibile».

A rendere tutto più controverso, secondo Bisinella, è l’investimento previsto per il rebranding: 1 milione di euro solo per il nuovo nome “Magis”, definito «un acronimo, una cifra assurda in un momento in cui famiglie e imprese lottano con bollette pesantissime».

“Risorse che andrebbero restituite al territorio”

La capogruppo sottolinea inoltre che Agsm Aim registra utili per oltre 30 milioni: «Una forza economica che dovrebbe essere messa al servizio del territorio, con investimenti per abbassare le tariffe e sostenere chi è in difficoltà. Invece si preferisce finanziare un rebranding che nessuno aveva chiesto e che nessuno ha spiegato».

Domande aperte sulla procedura

Bisinella solleva numerosi interrogativi sulla gestione dell’operazione.
Come è stata scelta l’agenzia incaricata del rebranding?
Quale procedura è stata adottata?
Quali valutazioni di mercato giustificano il cambio di nome?
È stato stimato l’impatto del nuovo brand?
Quanto costerà adeguare beni strumentali, mezzi, documentazioni e tutta la comunicazione aziendale?

«Per imprese e cittadini di Verona e Vicenza che pagano le bollette il cambio non significa nulla», prosegue la consigliera, «ma da ora in avanti quanto dovremo spendere per far conoscere un soggetto che diventa, di fatto, nuovo e sconosciuto?».

In attesa del 15 dicembre

Il nuovo logo sarà presentato ufficialmente il 15 dicembre, ma Bisinella teme che non arriveranno risposte chiare: «Dobbiamo accettare l’ennesima decisione presa a porte chiuse e presentata come scelta tecnica? Quando si spendono soldi pubblici servono trasparenza, precisione, chiarezza».

“Un colpo di spugna sull’identità dell’azienda”

Il giudizio politico è netto:
«Se si pensa che un nuovo nome possa far dimenticare problemi gestionali e scelte discutibili, siamo all’illusione più che alla strategia. Un’azienda partecipata non può permettersi di giocare con la sua identità storica per un’operazione di immagine dal costo stellare».

L’interrogazione in consiglio

Bisinella annuncia infine un’iniziativa formale: «Presenterò un’interrogazione in consiglio e chiederò la convocazione di una commissione consiliare con il sindaco Tommasi. Vogliamo conoscere ogni dettaglio dell’operazione: le valutazioni di mercato, i costi, le motivazioni e le conseguenze. L’azienda storica di Verona non merita un colpo di spugna sulla sua identità senza spiegazioni. E cittadini e imprese non devono pagare il prezzo di un renaming illogico».