(Angelo Paratico) Marco Rizzo, che è stato recentemente a Verona per presentare il suo programma politico, ha concesso una lunga intervista allo spin doctor e comunicatore Enrico Maria Casini che ha registrato le sue risposte. Il risultato è un agile volumetto che s’intitola Marco Rizzo. Una biografia di periferia disponibile in modalità print on demand su Amazon. I librai non ne saranno felici ma grazie a Jeff Besos, dopo averlo ordinato, lo potrete avere nella cassetta della posta nel giro di tre giorni.

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La biografia di periferia di Marco Rizzo

Le sue parole sono a tratti commoventi, soprattutto per uno come me che ha due anni più di lui e che ha vissuto quegli anni magnifici e fatali, tramontati per sempre assieme alle illusioni che li coloravano.

Rizzo comincia a narrare della sua giovinezza nella Torino operaia di quegli anni, il loro appartamento da 40 metri quadri, il padre fiero e silenzioso come uno scoglio, che lavorava per 12 ore al giorno, la madre che mandava avanti la casa come poteva, una famiglia granitica nella sua muta solidità. Poi arrivò la sua tifoseria per il Torino, i primi spinelli e, forse grazie alla politica, la fortuna di avere evitato il passo successivo: la letale eroina che distrusse tante giovani vite. 

Infine, approdò alla militanza politica, alla sinistra del PCI. Partecipò a manifestazioni violente e rischiò più volte la pelle, il più delle volte solo a causa dell’abbigliamento sbagliato e che lo poneva fra i fascisti invece che fra i comunisti. Ricordiamo tutti gli anni di piombo, quando credevamo di contare e invece eravamo solo delle marionette. Giunse poi la comprensione che per incidere bisognava essere parte di una struttura organizzata in partito, dunque, fu il PCI che lo accolse. Dopo aver fatto l’alpino si buttò con serietà negli studi, perché quello fu sempre la grande speranza di suo padre. Scrisse una tesi di laurea, che basò su ricerche dirette sul campo e che fece molto rumore, venne ripubblicata da vari giornali di sinistra e creò un forte dibattito. Quello fu l’inizio della sua fortuna: Cossutta lo notò e poi lo aiutò, lanciandolo nel partito anche se presto questo divenne preda dell’insulso Bertinotti, per il quale mostra un notevole disprezzo.

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Il libro è molto avvincente, pieno di umanità e di sincerità, che vanno oltre la destra e la sinistra. Questa è la radice del fascino di Marco Rizzo, la sincerità e la urbanità. Uno sarebbe felice di averlo come vicino di casa, a Rovereto, per poi andarlo a trovare per bere un caffè e scambiare quattro chiacchiere.  Non si tratta di una biografia ma di una serie di aneddoti, uno dei più belli, secondo me, è quando parla di una manifestazione in strada a Milano, quando a un certo punto vide davanti a sé una ragazzina di una bellezza sconvolgente. La fissò e lei lo fissò. Stettero immobili per qualche secondo. Rizzo aveva (so già che non ci crederete) un bel caschetto di capelli biondi, e con l’allegra muflerie che lo contraddistingueva in quegli anni, le andò incontro e la baciò. Lei corrispose, fin quando da un cespuglio uscì una signora assatanata che strattonò la ragazza e poi la trascinò via. La madre? Nei mesi successivi lui la cercò ma non la vide più fino a quando, molto più avanti negli anni, quando era già un parlamentare, incontrò Christopher Lambert che gli presentò la sua compagna, si guardarono ed era lei quella ragazza, Alba Parietti.