Bot people, patrioti in banca: la sovranità vale oggi il 13,5% del nostro debito pubblico

(di Simone Alessandro Cassago) Bot people alla riscossa. L’Italia è ancora campionessa d’Europa, ma in questo caso non ci sarà molto da festeggiare: nel 2024 sarà il Paese che emetterà più debito pubblico tra i grandi del continente, ben 390 miliardi di dollari in prestiti a lungo termine staccando così il Regno Unito, che chiederà al mercato 352 miliardi, e la Francia ferma, si fa per dire, a 311 miliardi di dollari.

A fare i conti è la banca d’affari americana S & P Global, che ha guardato nelle pieghe delle previsioni di bilancio di 31 economie avanzate europee. Il conto finale è di 1840 miliardi di dollari in bond che finiranno nella pancia di banche e risparmiatori, un numero considerato in linea con i 1.790 miliardi del 2023; la banca d’affari, nota che i paesi con capital market più piccoli hanno un atteggiamento prudente quando bussano alla porta per ottenere prestiti.

Bot people e debito pubblico, all’Italia il record delle emissioni

Cosa diversa per chi negli anni ha acquisito una certa esperienza: i tre Paesi con il debito pubblico più alto in termini assoluti (Regno Unito, Francia ed Italia), sono infatti i primi quattro per deficit nel 2024 (vedi la tabella qui sotto riportata sulla base di una analisi effettuata dalla Commissione Europea) con l’Italia che chiederà una cifra pari al 5,4% del PIL, il Regno Unito al 5,2 % e la Francia al 4,8%.

La media dei 31 paesi UE è pari al 3,1% e, sottolinea S & P Global, che dopo la pandemia, la divergenza tra il fabbisogno  tra grandi e piccoli paesi, è divenuta più marcata ; e non a caso, quest’anno, solo tre piccoli emittenti come Cipro, Irlanda e Svizzera hanno intenzione di ridurre il loro debito pubblico, come riflesso del loro surplus di bilancio.

Emettere debito pubblico, nell’immediato fa incassare una cifra considerevole per sostenere il fabbisogno pubblico, ma essendo un prestito che viene remunerato, alla fine il conto è salato per i contribuenti.

I rendimenti dei bond europei sono scesi  in modo significativo negli ultimi 12 mesi, fa notare S & P Global, che evidenzia la performance dei titoli di stato italiani il cui rendimento a 10 anni è pari a 55 punti base, al di sotto del livello che aveva in questo momento nel  2023; una tendenza che vale anche per gli altri paesi Europei, ad eccezione del Regno Unito; ciononostante, rimarcano gli analisti , il costo totale è notevolmente più alto, rispetto all’inizio della stretta quantitativa, ovvero prima che la BCE iniziasse a ridurre l’acquisto sul mercato di titoli di stato sovrani.

Focalizziamoci ora, sulla reale situazione in cui versa il nostro debito pubblico.

La recente ondata di vendite, partita a fine 2023, che ha investito il mercato azionario, ha portato ad un’impennata dei rendimenti dei BTP e ad un ampliamento repentino dello spread; per esigenze di fabbisogno pubblico, oltre che ai consueti BTP indicizzati all’ inflazione, il MEF ha inventato una nuova formula per i risparmiatori, quella del “BTP VALORE”: da ieri (6 maggio) fino a venerdì alle 13, partirà il quarto collocamento di BTP Valore, ovvero di un titolo cha avrà una durata di sei anni, e pagherà cedole a cadenza trimestrale con tassi fissi e crescenti.

Per i primi tre anni il rendimento minimo garantito sarà pari al 3,35%, mentre dal quarto al sesto anno salirà al 3,9%; è inoltre previsto un premio fedeltà finale dello 0.8 %.

Bot people, adesione in massa alle tre emissioni precedenti

Stante l’inflazione ancora alta, i “Bot people” hanno aderito in massa a tutte le tre precedenti aste di collocamento di questo strumento finanziario, facendo sì che il nostro debito pubblico ricominci ad essere detenuto di più dai nostri risparmiatori, e perciò più” casalingo” (vedi il grafico in apertura).

Il Tesoro, pertanto, punta ancora sulle famiglie con un obbiettivo molto chiaro, dopo i tre precedenti collocamenti; sganciare, in buona sostanza, parte del debito italiano dal mercato internazionale (soggetto a fluttuazioni e manovre speculative) e aumentare la quota di debito pubblico in mano ai piccoli risparmiatori, poco inclini alla speculazione e ai giochi di borsa, con un comportamento  finanziario molto stabile.

E con l’avvicinarsi dell’inizio del taglio dei tassi di interesse da parte della BCE, questa è davvero l’ultima occasione  per investire sui titoli di stato con i tassi” che aiutano”; il nuovo titolo di stato ha praticamente la struttura identica ai suoi predecessori: capitale garantito a scadenza ( 6 anni) con cedole pagate ogni tre mesi, in modo tale da assicurare maggiori “flussi di cassa” ai suoi investitori.

I tassi definitivi saranno fissati al termine del collocamento, ma potranno essere solo confermati o rivisti solo al rialzo. La tassazione è quella ordinaria dei titoli del debito pubblico, ovvero il 12,5%, con esenzione dall’imposta di successione ed esclusione dal calcolo ISEE fino a 50.000 euro.

Bot people, 322 miliardi di titoli di Stato nel cassetto

Oggi il 13,5 % del debito pubblico italiano è in mano alla clientela retail; negli ultimi due anni è più che raddoppiata la quota di titoli di Stato nei portafogli dei piccoli risparmiatori, passando dal 6,4 del dicembre 2021 (685 miliardi su 2234 miliardi complessivi di titoli) al 13,5 % (322 miliardi sui 2389 totali dell’ottobre 2023.

Da tutto ciò il Tesoro ha raccolto 53,7 miliardi di euro solo nelle tre precedenti sottoscrizioni di BTP Valore, pari al 2,2 % dell’ammontare complessivo dei titoli di stato in circolazione alla stessa data.

I Bot people, ovvero i piccoli investitori italiani, come risponderanno? A giudicare dal via, sembra esserci tutta la volontà di sfruttare l’ultima finestra utile prima del taglio dei tassi da parte di Francoforte, acquistando ora e garantirsi una plusvalenza, che varierà a seconda della quota capitale investita (il lotto minimo è pari a 100 euro).

Ieri, solo nella prima mezz’ora dalla partenza del collocamento di sono registrati ordini per ben 370 milioni di euro; il debito pubblico nelle mani dei risparmiatori cresce, è evidente, e questo deve farci tirare un “sospiro di sollievo” sulla stabilità dei conti dello stato, nonostante il debito pubblico sia ancora elevato.

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