(di Stefano Tenedini) Con un clamoroso – o a ben guardare forse prevedibile – nulla di fatto, all’asta per la vendita della Domus Mercatorum non si è fatto avanti nessuno. Per il momento la Camera di Commercio non ha potuto che prendere atto dello stop e dichiarare che “valuterà nei prossimi giorni le possibili azioni da intraprendere”. Dopo i commenti dubbiosi o apertamente critici espressi poco prima di Natale si apre quindi una finestra di opportunità per rivedere e approfondire la decisione con un maggiore coinvolgimento della città.

L’asta per la vendita del complesso si è tenuta in Camera di Commercio, attuale proprietario della Domus. La procedura era suddivisa nei tre tre lotti annunciati: la Domus Mercatorum vera e propria, con prezzo a base d’asta 7 milioni, l’adiacente Casa Bresciani, con una base di 3,3 milioni, e il terzo lotto, pari all’insieme di Domus Mercatorum più Casa Bresciani, a 10,3 milioni in totale. Il notaio Rosalia Russo ha potuto procedere all’aggiudicazione del solo lotto di Casa Bresciani, che è stato acquistato per i 3,3 milioni della base d’asta, mentre per la Domus Mercatorum non sono state avanzate offerte. Nel caso ci fossero state più proposte, si sarebbero potute presentare ulteriori offerte segrete per un rilancio minimo in aumento di 50 mila euro. Ad affiancare la Camera di Commercio nella promozione dell’asta, Italy Sotheby’s International Realty, player del settore immobiliare di lusso.

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“Questo prestigioso palazzo tornerà agli antichi fasti grazie all’intervento di nuovi proprietari. Negli ultimi vent’anni abbiamo dovuto destinare alle imprese e al territorio le risorse disponibili per fronteggiare le crisi economiche”, aveva commentato il presidente della Camera di Commercio Giuseppe Riello nel motivare la decisione. “Con il progetto Riparti Verona abbiamo destinato 30 milioni a sostegno dell’economia scaligera: non potevamo permetterci di restaurare e valorizzare la Domus Mercatorum come meriterebbe. Per non lasciarla abbandonata al degrado abbiamo scelto di affidarla alla cura di altri, reinvestendo le risorse che ricaveremo in iniziative per la società veronese. Una scelta dolorosa – Verona meriterebbe uno spazio pubblico da destinare ad attività socio-culturalima improrogabile. Confidiamo che i nuovi proprietari sapranno ridare alla Domus il ruolo centrale che merita”.

Nel chiarire i dettagli della procedura il notaio Rosalia Rossi aveva precisato che le domande potevano essere presentate in tutta Italia attraverso la piattaforma telematica della Rete Aste del Notariato. “Una scelta che garantisce la sicurezza sull’identità delle persone che partecipano all’asta e sulla serietà delle offerte. Si è scelto il meccanismo dell’asta al rialzo suddividendo le possibilità di vendita in tre lotti”, aveva aggiunto, precisando che “una due diligence era stata depositata nella data room della Camera di Commerciò ed è rimasta a disposizione di chiunque volesse approfondire la complessa storia della Domus e della vicina Casa Bresciani, anch’essa parzialmente di proprietà dell’ente camerale e quindi, oggetto di vendita”.

La prima voce e più significativa critica che si era alzata contro l’ipotesi di vendere un simile patrimonio della città era stata quella di Giorgio Massignan, architetto, urbanista e storico esponente di Italia Nostra. “La Casa dei Mercanti, per il suo valore simbolico e storico”, aveva commentato qui nel suo intervento per L’Adige, “meriterebbe ben altra attenzione. La Camera di Commercio, prima di permettere la trasformazione di un edificio che fa parte delle memorie di Verona in un contenitore per attività che producono reddito, avrebbe il dovere di interpellare i cittadini. La Camera di Commercio ne è la proprietaria giuridica, ma quella vera, quella ideale, è la città di Verona, la cui storia è strettamente legata a quell’antico edificio”.

“Verona ha bisogno dei simboli che rappresentano le sue radici fin dal Medioevo. Ritengo che la Domus Mercatorum non meriti di ridursi a uno dei tanti contenitori direzionali e commerciali di cui la nostra città abbonda”, aveva concluso Massignan. “Spero che l’Amministrazione e la Camera di Commercio non commettano l’errore di eliminare uno dei simboli di Verona”. Riguardo a una possibile destinazione commerciale o comunque privata dell’edificio si era espresso criticamente anche il sottosegretario della Cultura Vittorio Sgarbi, che esprimendo il proprio parere aveva sottolineato di “guardare piuttosto alla “creazione di un museo all’interno delle sue mura”.

L’asta andata deserta riporta ora a Verona l’opportunità di una seria discussione: ma quale spazio è rimasto per alternative o ripensamenti? Nonostante la pausa di riflessione rimangono tutte le difficoltà di un’ipotesi pubblica ma anche le indubbie complessità di un’iniziativa di crowdfunding. Nessuna di queste prospettive però dovrebbe essere lasciata cadere dalla politica, dagli enti economici, investitori e imprenditori veronesi senza aver prima svolto doverosi approfondimenti, il più possibile condivisi.