(p.d.) La bocciatura da parte del Consiglio d’indirizzo della Fondazione Arena della proposta del presidente Damiano Tommasi di pubblicare un avviso per raccogliere le manifestazioni d’interesse di chi vorrebbe fare il sovrintendente è il primo scoglio che si presenta al sindaco da quando è stato eletto. Finora ha avuto vita facile. Anche perché da quando s’è insediato a Palazzo Barbieri non ha affrontato nessuna questione rilevante.
Quella del rinnovo della sovrintendenza della Fondazione Arena, una delle istituzioni culturali ed economiche più importanti della città, è una partita pesante. Lo è per la valenza artistica dell’istituzione e per l’immagine di Verona. Lo è per il peso economico e per l’indotto che genera.  

Ma ancora di più perché per la prima volta Tommasi si trova a dover affrontare il rapporto con il mondo che c’è fuori dalle mura di Verona, dove più che il ‘purgatorio, tormento, inferno’, come scrive Shakespeare nel suo Romeo and Juliet, c’è il centrodestra, che controlla il governo nazionale e quello regionale. Cioè tutto quello che sta attorno alla sua amministrazione.

E alla prima occasione di confronto con ciò che lo circonda Tommasi ha preso un gol, tanto per dirla col suo linguaggio. Subire un gol non vuol dire perdere la partita, ma a volte può incidere sul morale della squadra e compromettere il risultato.
Il segnale che gli ha mandato il CdI è evidente: non c’è bisogno di nessuna manifestazione d’interesse per il semplice fatto che al centrodestra Cecilia Gasdia va benissimo. E non perché è collocata in quest’area, ma perché ha fatto bene, ha risanato la Fondazione, ha saldato tutti i debiti e – udite, udite! – ha perfino ricevuto un premio di due milioni e mezzo di euro dal Ministero della Cultura per la sua gestione.

«E – come sottolineato dal sottosegretario con delega allo spettacolo, Gianmarco Mazzi- non glieli ha dati Sangiuliano, l’attuale ministro di FdI, ma nientemeno che il suo predecessore del Pd, Franceschini!» Come dire: come sovrintendente la Gasdia è stata talmente brava che le è venuto un riconoscimento perfino dal ministro di sinistra! Che senso ha allora volerla cambiare?
Anche perché, aggiunge Mazzi, «ci troviamo nell’anno del centenario della stagione lirica, tanto che perfino la Scala verrà in trasferta in Arena, evento più unico che raro ! E non mi pare proprio il caso di sostituire la Gasdia in una situazione del genere». Ed effettivamente  sarebbe un salto nel buio, in un momento in cui Verona ha gli occhi addosso di tutto il mondo.

Adesso Tommasi deve decidere che cosa fare. Se andare allo scontro o cedere.