Lo stop di Calenda obbliga Tommasi a decidere se tenere Azione o 5 Stelle. Ipotesi: grillini dentro, ma come civica

(s.t.) Tra Azione e 5 Stelle niente alleanza e tantomeno convivenza a Verona, anche se sarebbe solo per le amministrative. E’ stato Carlo Calenda a mettere la parola fine all’ipotesi, con un tweet a tarda sera. Stop quindi ad Azione nella formazione che sostiene Damiano Tommasi se dovessero esserci anche i grillini. La posizione ufficiale del partito di Calenda è stata espressa oggi in un comunicato cortese ma fermo, che lascia poco spazio alle alchimie: o noi o loro.

Eccola qui la posizione ufficiale espressa dai vertici del partito. “Il tema è politico, non personale. Populismo e sovranismo”, afferma il segretario regionale Veneto Marco Garbin, “non sono valori che appartengono al nostro modo di interpretare la politica sia a livello nazionale che a livello locale. E oggi più che mai serve molta chiarezza e soprattutto fermezza nel definire il campo delle alleanze per le prossime amministrative”.

Sul piano veronese è ancora più netto il commento del segretario provinciale Marco Wallner. “Azione aveva dato fin da subito il suo convinto sostegno a Damiano Tommasi sulla base di un approccio civico, basato sulle esigenze e i bisogni di Verona e dei veronesi. Negli ultimi giorni, però”, precisa Wallner, “alcuni esponenti politici hanno dato a questa esperienza una connotazione fortemente nazionale, presentandola come un laboratorio anche per accordi politici. Non è questo ciò di cui i veronesi hanno bisogno, e auspichiamo che anche Damiano Tommasi la pensi così”.

Carlo Calenda
Damiano Tommasi

Sembra che in realtà il mal di pancia borbottasse già da qualche giorno, a causa delle accelerazioni degli altri partiti, che stavano dando a un’intesa locale un’importanza maggiore, una specie di convergenza programmatica di caratura globale. Da un lato il M5S che si è presentato in forze al lancio della formazione di Tommasi, Rete!, con tanto di deputata (Francesca Businarolo). Dall’altro la fiducia un po’ prematura del segretario PD Enrico Letta, che aveva definito Verona una sorta di “laboratorio nazionale” (tipo D’Alema con la Lega “costola della sinistra”). Ma il vero punto dolente potrebbe essere rappresentato dal fatto che a volere in squadra i 5 Stelle sarebbe lo stesso candidato sindaco.

A questo punto però toccherà proprio a Tommasi cercare una soluzione. Già un paio di mesi fa Marta Vanzetto, nel dare gli otto giorni al M5S, aveva fatto la cronistoria di un avvicinamento grillino al candidato della sinistra. E lo interpretava come un “ti prego ti prego Damiano prendici con te”. Un’offerta senza condizioni, negata dal M5S ma confermata nei fatti. Per uscire dall’impasse ci sarebbe ancora solo una possibilità, traducibile con un termine di economia d’impresa: una newco, cioè “new company”. Prendere il Movimento, sfrondarlo di simboli e stelle e farlo entrare in coalizione ma solo se si trasforma in qualcosa di altro da sé: in una lista civica, ad esempio. Sempre che, come sottolineava Vanzetto, “non faccia perdere a Tommasi più voti di quanti gliene porti”.

La conclusione di Garbin e Wallner è ancora neutra ma chiama Tommasi a un’assunzione di responsabilità. “Le dichiarazioni stampa uscite nei giorni scorsi sollevano un tema politico in relazione alla presenza di un movimento che é incompatibile con la nostra. Si tratta di un nodo che soltanto il candidato sindaco può sciogliere”. La palla passa quindi a Tommasi, che dovrà decidere chi tenere e chi no. In altre parole, da un lato non sembra venuto del tutto meno il supporto di Azione al candidato della sinistra, e la stessa formula della coalizione starebbe in piedi. Ma resta il vulnus della presenza del Movimento in una coalizione che non lo prevedeva tra gli invitati. Azione aspetta la decisione di Tommasi, ed è disponibile a proseguire il confronto purché si ragioni su una soluzione che tuteli tutti e non si trasformi in una corsa in avanti (o in una stampella per il M5S).

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