Piano di Assetto Territoriale 2023: a Verona, partecipazione o urbanistica criptata?

(di Giorgio Massignan) Piano di assetto territoriale: come sostiene l’assessora comunale alla pianificazione, tra non molto dovrebbero iniziare i lavori per il nuovo P.A.T. Generale. Non so quale sarà il metodo che intenderanno utilizzare; se quello di una vera partecipazione alle scelte d’uso del territorio, se di una finta partecipazione in cui la pubblica amministrazione comunicherà agli esponenti della società civile le scelte fatte, chiedendone le osservazioni, oppure quello dell’urbanistica criptata, decisa al chiuso di quattro mura.

A prescindere da ciò, lancio un accorato appello affinché siano rispettati due principi basilari per la gestione del territorio: nessun consumo di suolo e recupero degli edifici dismessi e/o inutilizzati.

A tale riguardo, è mia intenzione porre l’attenzione su alcune realtà che, se pianificate e utilizzate in un certo modo, potrebbero essere strategiche per un futuro assetto armonico della città:  

1) le caserme Quarta Ore, Trainotti e Principe Eugenio;

2) l’isolato ex Unicredit nel Centro Storico;

3) la Marangona a Verona sud. 

Ne mancano molti altri, ma in queste note intendo evidenziare solo alcuni esempi relativi ai problemi: 

1) delle abitazioni; 

2) del Centro storico

3) del consumo del suolo.

A Verona è esploso il problema della casa, nonostante la presenza di oltre 10.000 appartamenti sfitti. Riguarda sia le abitazioni ad affitti equi che le residenze per studenti in una città che vorrebbe sviluppare il proprio ruolo di sede universitaria.  Una risposta potrebbe essere fornita dal riutilizzo delle caserme dismesse. 

Piano di assetto territoriale e caserme dismesse

La Quarta Ore a San Zeno si presterebbe egregiamente per essere trasformata in residenziale, con una quota parte di appartamenti ad affitto convenzionato e con negozi di vicinato, alloggi per anziani autosufficienti, spazi comuni, teatro-auditorium, palestra ed altri servizi per i residenti del rione. 

Lo stesso si potrebbe fare alla Busignani, in piazza Pozza a San Zeno, mentre al palazzo Pianell agli Scalzi, si potrebbero realizzare alloggi di edilizia convenzionata

Alla caserma dismessa Trainotti, in via xx Settembre, considerata la vicinanza con il polo universitario, si potrebbe creare una foresteria e alloggi per studenti

Non certamente alla caserma Principe Eugenio in via Santa Toscana, da tempo sede di associazioni, quali la Fevoss, il Cai ed altre, che dovrebbero essere sfrattare, come si sta sussurrando.

Urbanistica

Il Campone, da troppi anni lasciato in un colpevole abbandono, potrebbe ospitare la Corte d’appello e, data la vicinanza con il Tribunale, realizzare così una Cittadella della giustizia.

Piano di assetto territoriale e centro storico

Per quanto riguarda il Centro Storico, il problema maggiore è il graduale abbandono dei residenti. In 80 anni, la popolazione è passata da 150.000 abitanti agli 8.000 attuali; si sono persi 142.000 abitanti.  

Ma, anziché cercare di invertire il processo di abbandono dei residenti, si pianificano altre destinazioni commerciali, direzionali, congressuali, ricettive e culturali, ma non abitative.  

Negli ultimi decenni, il solo piano per il centro storico è il cosiddetto Piano Folin, su incarico della Fondazione Cariverona e riguarda l’utilizzo dei suoi immobili. 

In deroga alle norme urbanistiche e utilizzando lo strumento legislativo “Sblocca Italia”, la Fondazione vorrebbe trasformare le ex sedi di Unicredit in via Garibaldi 1 e 2 e nel palazzo Franco-Cattarinetti in via Rosa, in un centro polifunzionale, con un grande hotel a cinque stelle di 140 camere, una spa e un centro enogastronomico. Da notare che i parcheggi, per ottenere la concessione per l’hotel, sono stati trovati nell’area degli ex Magazzini Generali, in ZAI. 

Da considerare che, intervenire con lo strumento della deroga ai piani urbanistici vigenti, potrebbe creare un pericoloso precedente per altre richieste di cambi di destinazioni d’uso, più redditizie per gli investitori, ma peggiorative per l’equilibrio economico e sociale della città. 

Con certe scelte, si rischia di ridurre il centro storico di Verona in una grande area specializzata al consumo turistico, priva di residente. Noi faremo di tutto per evitarlo e per proporre interventi che incentivino il ritorno dei residenti in centro, la riapertura di negozi di vicinato e dei piccoli laboratori di artigiani, bloccando in tal modo l’effetto Gardaland.

Piano di assetto territoriale e sviluppo a sud: la Marangona

Sono circa 40 anni che si discute sul futuro della Marangona, un’area agricola di circa 1 milione e mezzo di metri quadrati a sud est del Centro di Verona, in gran parte di proprietà del Consorzio Zai. 

Vorrebbero realizzare capannoni per magazzini ad uso logistico, con un enorme consumo di suolo, nonostante la presenza di aree industriali dismesse a poca distanza. 

Ricordo che nel 2020, la provincia di Verona è stata la seconda nel Veneto per consumo di superficie agricola, con 41.199 ettari; e il comune, con circa 5.642 ettari di suolo consumato, è risultato il secondo capoluogo veneto, dietro Venezia e davanti a Padova. 

Il Veneto è la seconda regione, dopo la Lombardia, per ettari di suolo agricolo consumato.

Queste note sono solo delle bozze di ipotesi e di proposte. Ovviamente, le destinazioni d’uso dei vari edifici e delle aree dismesse, dovranno essere definite attraverso un’organica e complessiva pianificazione urbanistica, in grado di collegare le diverse realtà territoriali e di realizzare una città policentrica, dove la qualità urbana sia presente in uguale misura in tutte le zone, sia centrali che periferiche della città.  

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