Recensione del concerto: Janoska’s Symphonic Follie’s

(Di Gianni Schicchi) Concerto ad elevata intensità, quello inaugurale per la 24/a stagione de I Virtuosi Italiani al Teatro Ristori. Il merito del successo va ascritto alla travolgente partecipazione dell’ensemble danubiana degli Janoska, una famiglia (quattro fratelli ed un cognato) in grado di stravolgere ogni partitura, classica e non, con improvvisazioni e variazioni che a volte hanno del mirabolante e che sicuramente sono finiti oltre ogni plausibile immaginazione. Parliamo poi di una immaginazione inventiva anche personale dei singoli che sul piano esecutivo fa parte del loro Dna.    

La sua capacità di governare il proprio strumento è sempre stata fuori discussione, perché specialmente i due violinisti Ondrej e Roman (spesso anche chitarristi) con Frantisek al pianoforte, sui quali gravava l’intero concerto, hanno mostrato di essere virtuosi in possesso di una tecnica esecutiva sconvolgente, sostenuta con impeto ed un’accentuazione degli sbalzi dinamici nonché di una tensione espressiva, di indiscutibile effetto.

Il successo della serata era scontato – con gli Janoska a dialogare spesso in inglese con la sala per merito della presentazione di Julius Darvas (il cognato contrabbassista dell’ensemble) – ma è andato ben oltre ogni più rosea aspettativa, dove il pubblico nella suggestione dei vari brani, ha continuato per ben una mezz’ora a chiedere bis, immancabilmente concessi.

Il concerto era iniziato con un adattamento della Sinfonia dalle Nozze di Figaro, per passare alla dolce e romantica Melodie for Melody scritta da Roman Janoska e quindi alla spassosa Rumba for Mozart di quel fantasioso pianista che si è rivelato Frantisek Janoska. C’è stato spazio pure per il quarto degli Janoska, Arpad, l’unico a non usare uno strumento, bensì la voce quando ha intonato un testo su Oblivion di Piazzolla.

La vivacissima e variopinta esecuzione è proseguita con variazioni sul Capriccio n° 24 di Paganini, su quelle di una czarda di Monti, non in programma come la famosa Sonata Al Chiaro di luna di Beethoven che ha dato modo di sfociare in un Sole o mio cantato da tutto il pubblico. Si è finito con l’Introduzione e Tarantella di de Sarasate che ha richiamato agganci tonali con una canzone dei Beatles, di Paul McCartney in particolate con Yesterday, per sconfinare nel classico jazz di Cole Porter.

I Virtuosi Italiani (le donne in elegante rosso) hanno accompagnato l’esecuzione con una brillante e vigorosa partecipazione, guidati dal loro primo violino Alberto Martini.

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