Gennaio rischia di essere il mese del redde-rationem dell’economia pubblica veronese: aumento di capitale in VeronaFiere in stand-by; concessione A22 Brennero in alto mare; rilancio del Catullo ancora da definire per evitare la marginalizzazione imposta dalla Save. Dopo l’intervento di domenica scorsa (qui il suo articolo su L’Adige) il consigliere Michele Bertucco lancia un nuovo allarme: a rischio so anche gli affidamenti della società scaligera. Spiega Bertucco: «Da una comunicazione, recentemente acquisita, afferente l’ultima assemblea dei soci del Catullo dell’11 dicembre 2020, inviata da parte del presidente del Catullo Paolo Arena ai soci pubblici – dunque Comune di Verona, Provincia di Verona e Trento e via elencando – emerge infatti che le banche subordinerebbero il mantenimento e la conferma delle attuali linee di credito e finanziamento concesse allo scalo alla risoluzione (o quanto meno ad un definitivo chiarimento) della controversa questione del rinnovo dei patti parasociali. La svolta non dovrebbe stupire: dal rinnovo dei patti sociali, tenuto da più di un anno a bagnomaria, dipendono i rapporti di forza tra i soci pubblici e il socio privato Save, e con essi l’aumento di capitale necessario a finanziare e dare finalmente attuazione al piano industriale e di sviluppo (nella foto un rendering del nuovo volto del Catullo progettao da Technital) di cui si parla da ormai 10 anni.
E’ ormai abbastanza chiaro che i soci pubblici da soli non hanno né la forza né la volontà di procedere alla ri-patrimonializzazione dell’aeroporto, di qui le tre ipotesi di soluzioni rese note dal Piano di razionalizzazione della Provincia di Verona: la messa sul mercato di una parte delle quote alla ricerca di ulteriori investitori; il lancio di un aumento di capitale riservato ai non soci; la ricerca di ulteriori soci pubblici. Tutto, pare di capire, per sfuggire dalla morsa di Save che, come diciamo da tempo, ha a cuore il futuro dello scalo di Venezia più di quello veronese».