(di Stefano Cucco) Una mostra che non è altro che un vero e proprio racconto artistico letterario che si srotola su carte e tasche di biblioteca. Una lunga storia dai contorni difficili, mitigata dai brillanti colori e da parole ripetute quasi all’infinito come mantra per rimpossessarsi di una coscienza collettiva e così riflettere e ragionare liberi da ogni vincolo e da imposte servitù. Fino al 30 giugno alla Casa Museo della Fondazione Fioroni di via Matteotti a Legnago è aperta al pubblica l’esposizione “Specimina Artium. Carte dai luoghi dell’Enfer” di Alessandro Carone. Si tratta di un’eclettica mostra patrocinata dall’Unicef, dalla Fondazione Fioroni e dal Comune di Legnago.
Carone, già ufficiale superiore degli Alpini ha fatto del suo vissuto nelle numerose missioni dai Balcani all’Afghanistan un racconto quasi mantrico per la ripetizione infinita della parola Enfer potendo, così, esorcizzare la sofferenza che lo ha portato a realizzare opere davvero complesse e che si fanno dono e vera e propria resistenza letteraria oltre che artistica”.
Ma cos’è “Specimina Artium”? “E’ vestire il pensiero”, afferma Carone. “E’ uno spazio aperto e interiore. Un’architettura di parole e immagini che ripetute diventano mantra e si fanno corpo e brivido della sospensione che affaccia al vuoto. Opere sui generis a forte vocazione narrativo/artistica, capaci di raccontare una storia drammatica, complessa e di sofferenza; prima ancora di assolvere ad una funzione qualunque essa voglia essere. Le mie carte sono racconti, carte, tasche di biblioteca e parole ripetute trattenendo fiato e pensieri. Carte che si fanno occasione per riflettere e ragionare con interrogativi ai quali tentare di dare o scegliere di non dare una risposta. Parole ripetute come follia; trame fluide di uno spazio mentale in continua espansione. Occasione per ricevere in cambio un prodigioso spazio inatteso. Inatteso.
“Sì perché l’inatteso”, conclude Carone, “nel suo raro e imprevedibile manifestarsi, è quello spazio d’Anima nel quale fondamentalmente mi ritrovo e nel quale a nostra volta troviamo spazio per sciogliere i nostri patimenti, i nostri dolori e le nostre più profonde paure. Spazio radicalmente carico di noveautè come elemento emittente e ricevente; un inspira- espira che cerca, accoglie e raccoglie storie per restituirle in una nuova estensione che sia in grado di contenere ben più della propria capienza. Spazio pieno di potenzialità e di capacità. Uno spazio libero dalle sofferenze, dal terrore e dalle attuali servitù”.