(b.g.) Il primo ricordo è personale, a sistemare il femore rotto di mio padre ci pensò lui. E da buon meridionale seppe coniugare la professionalità con l’umanità: per tutta la durata dell’operazione loro due, quasi coetanei e tutti e due del Sud, non smisero mai di parlare dei “fatti loro” e delle tante conoscenze in comune. In tre giorni lo rimise – letteralmente – in piedi.
Giuseppe Costa (in alto nella foto tggialloblu.telenuovo) è stato più di un medico, più di quel grande ortopedico che ha dato il via ad una scuola veronese apprezzata in tutt’Italia. E’ stato una delle figure-cardine della comunità. Rotariano, attivo nel sociale, sempre pronto a risolvere un problema, sempre attento alle novità della tecnica chirurgica ed ortopedica per rimettere in sesto non soltanto vecchi generali della Riserva, ma anche – e soprattutto – gli eroi di una stagione irripetibile dello sport veronese. Ossa e articolazioni dell’Hellas dello scudetto erano affidate alle sue mani infallibili.
Al suo fianco sono cresciuti fior di professionisti. E sono centinaia le persone tornate a camminare grazie alla sua competenza ed all’umanità che portava ad ogni paziente. Sorridere con lui era facile. Perchè c’era la certezza che in sala operatoria tutto sarebbe andato per il meglio.
E’ andato avanti circondato dall’affetto dei suoi cari e dalla riconoscenza di tantissime persone. Ti sia lieve la terra, doc.