Alberto De Togni è stato confermato alla presidenza di Confagricoltura Verona. Ieri l’assemblea riunita alla Cantina Capurso, a Nesente in Valpantena, lo ha rieletto all’unanimità per il prossimo quadriennio. Ad affiancarlo Francesca Aldegheri (frutticoltori), Camilla Capurso (viticoltori), Alessandra di Canossa (olivicoltori), Silvia Caprara (Giovani) e Diego Zoccante (avicoltori).

“Abbiamo un nuovo direttore, Dino Boni, insediato da gennaio – ha sottolineato De Togni-, con il quale lavoreremo nel prossimo quadriennio su molti fronti, compreso quello del lavoro e della manodopera. Il primo obiettivo che mi pongo è quello di restituire dignità economica ai nostri imprenditori, che negli ultimi anni  hanno faticato a chiudere i bilanci con un guadagno e perfino con un pareggio a causa di una serie continua di avversità: cambiamenti climatici, Covid, guerra in Ucraina e altre tensioni geopolitiche, e ora i dazi di Trump.

De Togni confermato presidente di Confagricoltura Verona

È impressionante l’indice delle aziende che ogni anno chiudono. Non abbiamo più fondi per eseguire manutenzioni ordinarie e straordinarie, per guardare avanti, per investire. Un po’ alla volta ci stiamo fermando. Vogliamo ricominciare a fare impresa con marginalità e fiducia, ed anche per questo Confagricoltura si sta muovendo a livello nazionale ed europeo, rifiutando le ultime proposte riguardanti la Politica agricola comune e chiedendo di destinare risorse adeguate all’agricoltura”.

De Togni guiderà Confagricoltura per altri 4 anni

Il vicepresidente nazionale Emo Capodilista: “Spesso non ci si rende conto di cosa significhi salvaguardare il territorio facendo impresa. Ed è il problema che si incontra in Europa, a cominciare dalle risorse che intendono spostare sul fronte della difesa. Ora si parla di fondo unico, il che significa che non avremo più un capitolo riservato all’agricoltura, ma che dovremo di volta in volta trattare per ottenere fondi per la Pac, il Psr e tutte le misure che le aziende stanno utilizzando per competere e stare sul mercato. Il timore è che il budget si ridurrà, con conseguenze negative per il nostro settore, che andranno ad aggravare l’incertezza di questo momento epocale, segnato dalla pandemia, dalle guerre e dagli annunci a intermittenza di Trump”.

Flavio Tosi: “La maggioranza dei Paesi Europei la pensa come l’Italia, e cioè che non è opportuno creare un calderone unico tra le risorse destinate alla Politica agricola comune e altri programmi – ha precisato, ricordando che qualcosa a Bruxelles sta cambiando, cominciando dal problema dei grandi predatori: “Entro l’estate si concluderà l’iter, sul declassamento del lupo, che consentirà una maggiore flessibilità degli Stati membri nella gestione”.

Alberto Bozza: “Se vogliamo che l’agricoltura sia ancora un comparto primario per il nostro Paese, dobbiamo cambiare le politiche e rimettere al centro l’agricoltore. Occorre lavorare sulle risorse e sulla sburocratizzazione, ma anche sull’operatività dei tavoli di lavoro, vedi aviaria, così come sulla valorizzazione dei nostri prodotti. A Verona, ad esempio, il settore vitivinicolo non ha avuto il sostegno che meritava, com’è avvenuto in altre parti del Veneto”.